Visualizzazione post con etichetta padroni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta padroni. Mostra tutti i post
12 dicembre 2011
17 marzo 2011
Happy St. Patrick!
Festeggiamo il Giorno di San Patrizio con Take Em Down, canzone dei Dropkick Murphys dedicata alle proteste sindacali che da più di un mese stanno bloccando il Wisconsin, dove i sindacati hanno occupato il parlamento e i deputati democratici si rifiutano di avallare i tagli draconiani ai dipendenti pubblici e la fine della contrattazione collettiva proposti dal governatore Scott Walker (qui un articolo di Marco d'Eramo e un servizio di skytg24 per chi si fosse perso la cosa).
---
When the boss comes callin' they'll put us down
When the boss comes callin' gotta stand your ground
When the boss comes callin' don't believe their lies
When the boss comes callin' they'll put us down
When the boss comes callin' gotta stand your ground
When the boss comes callin' don't believe their lies
When the boss comes callin' his take his toll
When the boss comes callin' don't you sell your soul
When the boss comes callin' we gotta organize
Let em know - We gotta take the bastards down
Let em know - We gotta smash them to the ground
Let em know - We gotta take the bastards down
When the boss comes callin' you'll be on your own
When the boss comes callin' will you stand alone?
When the boss comes callin' will you let them in?
When the boss comes callin' will you stand and fight?
When the boss comes callin' will you stand alone?
When the boss comes callin' will you let them in?
When the boss comes callin' will you stand and fight?
When the boss comes callin' we must unite
When the boss comes callin' we can't let them win
scritto da
arco
alle
14:50
0
commenti
tags: (r)esistenze, avantipopolo, dropkick murphys, liberismo, manifestazioni, mi tube es tu tube, padroni, patrie, ricorrenze, san patrizio, sciopero, suoni, USA, wisconsin
24 febbraio 2011
Capitalists & Co.
scritto da
arco
alle
12:10
0
commenti
tags: (r)esistenze, 20e arrondissement, affiches, Disney, immagini, lotta di classe, Marx, métro, muri, padroni, parigi, segni
11 novembre 2010
19 ottobre 2010
Jaques Prévert, Citroën
Sulla porta delle case chiuse
Brilla una piccola luce
Qualcosa di fievole, di discreto
Una piccola lanterna, un lumicino
Ma su Parigi addormentata
Una gran luce si diffonde
Una gran luce monta sulla torre
Una luce cruda
E' la lanterna del bordello capitalista
Con il nome del tenutario
che brilla nella notte
Citroën, Citroën!
E' il nome di un piccolo uomo
Un piccolo uomo con delle cifre in testa
Un piccolo uomo con uno sguardo strano
Dietro il suo monocolo
Un piccolo uomo che sa una sola canzone
Sempre la stessa
Utili netti
Una canzone con cifre che danzano
300 macchine, 600 macchine al giorno
Monopattini, roulottes, spedizioni, autocingolati, camion
Utili netti
Milioni, milioni, milioni, milioni
Citroën, Citroën
Anche in sogno si sente il suo nome
500, 600, 700 macchine
800 autotreni, 800 carri armati al giorno
200 carri funebri al giorno
200 carri funebri
E di corsa!
Lui sorride, continua la sua canzone
Non ascolta la voce degli uomini che fabbricano
Non ascolta la voce degli operai
Se ne fotte degli operai
Un operaio è come una gomma vecchia
Quando una si crepa, non la si sente nemmeno crepare
Citroën non ascolta, Citroën non capisce
E' duro d'orecchi quando si tratta di operai
Però al Casinò la sente bene la voce del croupier
Un milione, signor Citroën, un milione
Se vince, tanto meglio, ha vinto
Ma se perde, non è lui che perde
Sono i suoi operai
Sono sempre quelli che fabbricano
Che, in fin dei conti, sono raggirati
Ed eccolo che passeggia a Deauville
Eccolo a Cannes, che esce dal Casinò
Eccolo a Nizza che fa il bello
Sulla Promenade des Anglais, con una giacca chiara
Bel tempo, oggi!
Eccolo che passeggia, che prende un po' d'aria
Anche a Parigi prende l'aria
Prende l'aria degli operai, prende loro l'aria, il tempo, la vita
E quando ce n'è uno che sputa i polmoni in fabbrica
I polmoni rovinati dalla sabbia e dagli acidi
Gli rifiuta una bottiglia di latte
Che cosa glie ne può fottere di una bottiglia di latte?
Non è mica lattaio lui, lui è Citroën
Ha il suo nome sulla torre
Ha colonnelli ai suoi ordini
Colonnelli scribacchini, aguzzini, spioni
I giornalisti mangiano dalla sua mano
Il prefetto striscia sul suo zerbino
Limoni, limoni
Utili netti, milioni, milioni
Oh, se la cifra d'affari cala
Perché gli utili non diminuiscano
Basta aumentare il ritmo e abbassare i salari
Abbassare i salari
Ma coloro che sono stati per troppo tempo
Tosati come cagnolini
Hanno ancora una mascella da lupo
Per mordere, per difendersi
Per attaccare
Per fare sciopero
Lo sciopero
Lo sciopero
Viva lo sciopero!
13 ottobre 2010
Dialogo semivero tra Nicolas Sarkozy e il suo consigliere sociale a proposito di un editoriale di un giornale di sinistra sulla riforma delle pensioni
(Il capo dello Stato francese, all'Eliseo, chiama a gran voce il nome di Raymond Soubie, «consigliere sociale» del capo dello Stato francese).
- Mi ha chiamato, Nicolas?
- Dieci volte.
- Non ho sentito: stavo rispondendo ai giornalisti.
- Appunto, Raymond: volevo sapere se è stato lei a scrivere l’editoriale di Laurent Joffrin uscito ieri su Libération.
- Io?
- Lei.
- Assolutamente no.
- Eppure, guardi: quello che c’è scritto ricorda furiosamente i suoi appunti sulla riforma delle pensioni.
- Non è una novità.
- Certo, ma fino a questo punto! Già inizia con lo scrivere che «Tutti possono capire che sono necessari dei sacrifici».
- Ho letto.
- Ma non è il fondamento delle nostre menzogne?
- Temo di sì.
- E poi, guardi ancora, scrive pure che «la maggioranza dei francesi, palesemente, giudica che non si può rimanere a questo punto e che una riforma, questa o un’altra, è necessaria».
- Fedele Joffrin!
- E qui ancora – giuro che qui mi sembra davvero lei – eccolo che fustiga «coloro i quali sperano in una radicalizzazione del movimento»!
- Aaaaahhh… i piccoli bastardi!
- E ascolti questa, Raymond: «Le dirigenze sindacali, ai vertici e nelle imprese, non possono trasformarsi in mercanti di illusioni»!
- Non l’avrei detto meglio.
- Ma appunto: non è stato scritto sotto la sua dettatura?
- Le giuro di no.
- Ma Joffrin non è di sinistra?
- Certo che sì: ma di destra.
- Mi ha chiamato, Nicolas?
- Dieci volte.
- Non ho sentito: stavo rispondendo ai giornalisti.
- Appunto, Raymond: volevo sapere se è stato lei a scrivere l’editoriale di Laurent Joffrin uscito ieri su Libération.
- Io?
- Lei.
- Assolutamente no.
- Eppure, guardi: quello che c’è scritto ricorda furiosamente i suoi appunti sulla riforma delle pensioni.
- Non è una novità.
- Certo, ma fino a questo punto! Già inizia con lo scrivere che «Tutti possono capire che sono necessari dei sacrifici».
- Ho letto.
- Ma non è il fondamento delle nostre menzogne?
- Temo di sì.
- E poi, guardi ancora, scrive pure che «la maggioranza dei francesi, palesemente, giudica che non si può rimanere a questo punto e che una riforma, questa o un’altra, è necessaria».
- Fedele Joffrin!
- E qui ancora – giuro che qui mi sembra davvero lei – eccolo che fustiga «coloro i quali sperano in una radicalizzazione del movimento»!
- Aaaaahhh… i piccoli bastardi!
- E ascolti questa, Raymond: «Le dirigenze sindacali, ai vertici e nelle imprese, non possono trasformarsi in mercanti di illusioni»!
- Non l’avrei detto meglio.
- Ma appunto: non è stato scritto sotto la sua dettatura?
- Le giuro di no.
- Ma Joffrin non è di sinistra?
- Certo che sì: ma di destra.
(L’originale qui)
30 dicembre 2007
E sette: così non ci si pensa più
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=71746
"L’aspiratore nuovo, i gas di accumulo, i fuochi alla discenderia 32 – come se i fuochi non ci fossero sempre, in un banco di lignite. Stavolta era stufo: meno storie, disse ai capisquadra, mandate cinque uomini della squadra antincendi a spegnere i fuochi, ma intanto sotto anche la prima gita. La mattina del giorno dopo, alle sette, la miniera esplose.
Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatré morti, tanti fagotti dentro una coperta militare. Li portavano all’autorimessa per ricomporli e incassarli, mentre il procuratore della repubblica accertava che fossero morti davvero, in caso di contestazione, poi, da parte della sede centrale. Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l’elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse. Venivano a vederli da tutte le parti d’Italia, giornalisti con la camicia a scacchi, il berrettino e la pipetta, critici d’arte, sindacalisti, monsignor vescovo, un paio di ministri che però furono buttati fuori in malo modo.
Venne il povero Di Vittorio a raccomandare la calma e la moderazione. Non venne la celere e anche i carabinieri del servizio d’ordine si tennero accosto al cancello della direzione. Ai funerali ci saranno state cinquantamila persone, tutte in fila con le bandiere, le corone dei fiori, il vescovo con la mitra e il pastorale. E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tante macchine sugli sterrati. [...]
Buon natale e buon anno.
Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatré morti, tanti fagotti dentro una coperta militare. Li portavano all’autorimessa per ricomporli e incassarli, mentre il procuratore della repubblica accertava che fossero morti davvero, in caso di contestazione, poi, da parte della sede centrale. Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l’elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse. Venivano a vederli da tutte le parti d’Italia, giornalisti con la camicia a scacchi, il berrettino e la pipetta, critici d’arte, sindacalisti, monsignor vescovo, un paio di ministri che però furono buttati fuori in malo modo.
Venne il povero Di Vittorio a raccomandare la calma e la moderazione. Non venne la celere e anche i carabinieri del servizio d’ordine si tennero accosto al cancello della direzione. Ai funerali ci saranno state cinquantamila persone, tutte in fila con le bandiere, le corone dei fiori, il vescovo con la mitra e il pastorale. E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tante macchine sugli sterrati. [...]
Ora appunto io venivo ogni giorno a guardare il torracchione di vetro e di cemento, chiedendomi a quale finestra, in quale stanza, in quale cassetto, potevano aver messo la pratica degli assegni assistenziali, dove la cartella personale di Femia, di Calabrò, di tutti e quarantatré i morti del quattro maggio. Chiedendomi dove in che cantone, in che angolo, inserire un tubo flessibile ma resistente per farci poi affluire il metano, tanto metano da saturare tutto il torracchione; metano miscelato con aria in proporzioni fra il sei e il sedici per cento. Tanto ce ne vuole perché diventi grisù, un miscuglio gassoso esplosivo se lo inneschi a contatto con qualsiasi sorgente di calore superiore ai seicento gradi centigradi.
La missione mia, di cui dicevo pocanzi, era questa: far saltare tutti e quattro i palazzi e, in ipotesi secondaria, occuparli, sbattere fuori le circa duemila persone che ci lavoravano, chine sul fatturato, sui disegni tecnici e sui testi delle umane relazioni, e poi tenerli a disposizione di altra gente.
La missione mia, di cui dicevo pocanzi, era questa: far saltare tutti e quattro i palazzi e, in ipotesi secondaria, occuparli, sbattere fuori le circa duemila persone che ci lavoravano, chine sul fatturato, sui disegni tecnici e sui testi delle umane relazioni, e poi tenerli a disposizione di altra gente.
(Luciano Bianciardi, La vita agra,1962)
scritto da
arcomanno
alle
21:21
0
commenti
tags: emozioni, lotta di classe, padroni, scripta manent
20 dicembre 2007
E sei
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=71499
Non è facile trovare in rete la notizia. Su l'Unità.it è gia declassata a fondo pagina (il titolo è per il discorso di Veltroni a Milano... adesso è cambiato: la minaccia di Dini).
Su Repubblica.it è uscita ieri sera, ma dopo meno di 24 ore non se ne ritrova più traccia, neanche tra le brevissime.
Beh, l'abbiamo capito che sono morti questi poveri operai e che muoiono ancora, ma adesso basta: è Natale, bisogna preparare il cenone (le ricette di Vissani), decidere se per l'anno nuovo dobbiamo comprare il calendario sacro (le infermiere volontarie della crocerossa) o quello profano (The UK's Hottest Babies) o cattolicamente&italianamente, tutt'e due.
E poi lo sanno tutti che gli italiani preferiscono leggere del tizio a cui gli hanno "riattaccato un braccio staccato da un coccodrillo", di Dini che non voterà la fiducia, degli aumenti della benzina, del boom dell'"amore.it" (dalla rete all'altare), delle rughe di Hillary Clinton che dividono - mio Dio! - gli USA, di Cory, la nuova lolita del web che fa impazzire i giovani.
Ve lo meritate Alberto Sordi.
A perenne memoria:
http://www.cadutisullavoro.it
Non è facile trovare in rete la notizia. Su l'Unità.it è gia declassata a fondo pagina (il titolo è per il discorso di Veltroni a Milano... adesso è cambiato: la minaccia di Dini).
Su Repubblica.it è uscita ieri sera, ma dopo meno di 24 ore non se ne ritrova più traccia, neanche tra le brevissime.
Beh, l'abbiamo capito che sono morti questi poveri operai e che muoiono ancora, ma adesso basta: è Natale, bisogna preparare il cenone (le ricette di Vissani), decidere se per l'anno nuovo dobbiamo comprare il calendario sacro (le infermiere volontarie della crocerossa) o quello profano (The UK's Hottest Babies) o cattolicamente&italianamente, tutt'e due.
E poi lo sanno tutti che gli italiani preferiscono leggere del tizio a cui gli hanno "riattaccato un braccio staccato da un coccodrillo", di Dini che non voterà la fiducia, degli aumenti della benzina, del boom dell'"amore.it" (dalla rete all'altare), delle rughe di Hillary Clinton che dividono - mio Dio! - gli USA, di Cory, la nuova lolita del web che fa impazzire i giovani.
Ve lo meritate Alberto Sordi.
A perenne memoria:
http://www.cadutisullavoro.it
scritto da
arcomanno
alle
10:54
0
commenti
tags: emozioni, giornaletti, lotta di classe, padroni
Iscriviti a:
Post (Atom)