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10 novembre 2011

Que, rigoureusement, ma mère m'a défendu de nommer ici

Scheda di censura di Radio France. Sul timbro: «Radiodiffusione vietata dal Comitato di Ascolto»

Brassens fu uno degli artisti più censurati in radio. Moltissime canzoni (come Le Gorille) erano vietate 24h su 24, altre autorizzate solo dopo mezzanotte. A partire dal 1955, le sue canzoni vennero trasmesse da Europe 1, la prima radio privata francese.

2 dicembre 2010

Piet Mondrian / De Stijl al Centre Pompidou

Uno dei vantaggi di vivere a Parigi (piuttosto che – poniamo – a Casalpusterlengo), sta nel poter partecipare alle inaugurazioni di un numero notevole di mostre. Nonostante il freddo, il traffico, le cacche di cane sui marciapiedi, il sovraffollamento dei mezzi pubblici e la scortesia di chi li usa (i passeggini che occupano tutto lo spazio sugli autobus, la gente che entra e esce da tutte le porte senza rispettare l’ordine – cribbio ma è tanto difficile rispettare un po’ di ordine e disciplina dico io), il tasso inverosimile di turisti italiani presenti ogni giorno dell’anno, le pizze a 12 euro e il peggior caffè dell’orbe terracqueo, a Parigi basta una tessera annuale del Centro Pompidou per essere invitati ai vernissages. Ieri sera dalle 20 in poi, per esempio, si inaugurava  la mostra Mondrian / De Stijl. Forte della mia esperienza pregressa in serate mondane, stavolta evito di ingurgitare cibo di qualsiasi sorta, pregustando il lauto cocktail che verrà offerto agli esclusivi invitati della mostra. Arrivati dentro il museo, inizia ad assalirmi un dubbio atroce: vuoi vedere che non c’è nessun banchetto? La mostra è affollata di gente, tutta esclusiva come il sottoscritto: nessuna presentazione, nessuna celebrità, ma soprattutto nessun cocktail: né un bicchiere di champagne, né un’oliva, né un brezel, neanche un pastis. Niente di niente. E io non avevo più nemmeno le mie quattro caciottine di pecora. In preda allo sconforto, inizio a chiedermi che caspita di senso ha andare ad un’anteprima di una mostra: per il gusto di dire gnégnégné l’ho vista prima io? Per l’ebbrezza di poter stare fino alle 23.00 nel Pompidou (mentre gli altri comuni mortali vengono buttati fuori alle 21)? Che brividi! Ma dov’è quell’aria di decadenza che dovrebbe ammorbare i luoghi dell’arte contemporanea? Dove i bagordi sfrenati alla faccia della fame nel mondo? Perché d’improvviso questa austerità? Coté pipòl, poi, era veramente la catà: un tizio mezzo matto che faceva ritratti estemporanei dei visitatori, carampane assortite, una coppia di giovani ragazze italiane (dialogo carpito al volo da Franz: « - Ma Gianluca chi? - Quello che c’era l’altra sera alla festa. - Quello biondo? - Sì, quello che ha comprato quel loft a S. Germain.»). Controllando a stento i morsi della fame e la trasformazione in lupo mannaro, approfitto a questo punto un po’ della mostra.
Mondrian inizia a dipingere come Klimt. Poi dice no, questo lo fa già Klimt, e allora prova a dipingere come Munch. Ma il ragazzo non è soddisfatto e si vede che cerca ancora la sua strada. Per un po’ si mette dunque a dipingere come Klee (e devo dire che questo Mondrian / Klee non mi è dispiaciuto per niente). Ma il pittore olandese vuole essere originale. E si chiede: cos’è che non è stato ancora fatto? Cos’è che è originale? Nascono così i quadratini colorati che, al pari dei sgari di Fragolari, renderanno Mondrian un grande protagonista del novecento. Tutto molto bello, solo che: sorpresa! I quadratini colorati li avevano già fatti i suoi colleghi Theo Van Doesburg e Vilmos Huszár, dieci anni prima. Erano delle vetrate, certo (tra l’altro molto belle: io e Franz abbiamo deciso che ne compreremo qualcuna che andrà a sostituire l’oblò del bagno), ma proprio uguali uguali ai dipinti che dopo farà Mondrian. Alla fine della mostra il sospetto serpeggia: il vero genio era Van Doesburg, ma oggi tutti si ricordano di Mondrian. Così è la vita.

Opera rivelazione della mostra: I lavoratori del porto (1916) di Bart Van der Leck.


Riferimento culturale di un certo livello: la puntata 3 della serie 1 di “Hustle – i signori della truffa”, dove un finto quadro di Mondrian viene rifilato ad una gallerista mentre Jaime Murray (la sbarellatissima Lila di Dexter S02) infinocchia una guardia ed esce dal museo con il vero quadro appiccicato sulla maglietta.

Riferimento del tutto pretestuoso con il quale si chiude questo post: clip di Apocalippo dei Piet Mondrian. «Misantropiaaaa… portaci viaaaaa….»

30 aprile 2010

Hai voluto vedere Madrid...

Barajas, T4

Calle de Fuencarral

Gran Via

Sin título

La stazione di Atocha dal Museo Reina Sofia


Calle de Espoz y Mina

Plaza de La Puerta del Sol

Una piccola sorpresa da questo primo viaggio in terra iberica: i francesi non sono i soli ad essere posseduti dalla sacra furia traduttiva. Il quadro più bello del Prado, ad esempio, l'ha dipinto El Bosco. Per non parlare del magnifico autoritratto di Alberto Durero, conservato nello stesso museo. Non siete ancora convinti? Allora mangiatevi un perrito caliente. Buon appetito!

29 luglio 2009

I cavalli di Kandinskij, Luzzati e la Gazza Ladra

Passeggiando per la bella retrospettiva che il Centre Pompidou ha dedicato a Kandinskij, ho notato per la prima volta il motivo ricorrente dei cavalli nei suoi quadri, soprattutto in quelli del primo periodo tedesco (1908-1913).
Ma è stato davanti a questo "Der Blaue Berg" (solitamente di stanza al Guggenheim di New York) che mi è suonato un campanello, facendo riaffiorare uno dei ricordi più vividi della mia infanzia: il cortometraggio di Luzzati sull'ouverture della Gazza Ladra di Rossini, il primo cartone animato di cui conservo memoria. Certo i disegni di Luzzati devono molto a Chagall, ma le atmosfere fiabesche e orientali trovano degli echi anche nelle figure di Kandinskij, prima che esse si dissolvano completamente nelle forme geometriche del periodo Bauhaus.

Visto che YouTube è una fonte inesauribile di riscoperte, a seguire potete godere insieme a me di questi 10 minuti scarsi di pure bonheur, come direbbero i francesi.



Buone vacanze a tutti.

6 aprile 2009

Un museo al mese. Gratis/2

Musée National du Moyen Age, Hotel de Cluny, Paris, 5e

Museo minore, certo, ma val bene una visita. Se poi è la prima domenica del mese e il museo è dunque gratuito... E comunque sempre meglio che fare tre ore di fila davanti al Musée d'Orsay.
Il pezzo più bello, probabilmente, è La Dame à la licorne (infotografabile). Quest'angelo trombettista si è lasciato invece ritrarre senza problemi.


Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano:
"Il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo Cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli".
Allora i ventiquattro vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo:
"Noi ti rendiamo grazie, Signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno. Le genti ne fremettero, ma è giunta l'ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti, di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra".
Apocalisse di Giovanni, 11, 16-18.

21 dicembre 2008

Performance al Centre Pompidou

Visitatore che si scaccola, visitatrice #1 divertita e visitatrice #2 basita davanti a Meurtre n°10/2, di Jacques Monory (1968).

10 settembre 2008

Un museo al mese. Gratis.

Al museo dell'Orangerie ci stanno le famose ninfee di Monet, va bene. Ma non provate ad andare via prima di aver visitato la piccola (ma nutrita) collezione Paul Guillaume che sta nel sotterraneo.

Il quadro più bello è senza dubbio il Novo Pilota di Modigliani. Sul resto del podio, le opinioni mie e di Francesca divergono: per me, medaglia d'argento a
C
ézanne, per il suo Dans le parc de Château Noir (che ha battuto di pochissimo il Paysage au toit rouge ou Le Pin à l'Estaque); bronzo a Les maisons di Soutine (per quanto pure i suoi avicunicoli sgozzati... brr...). Menzione speciale collettiva a Matisse.

Per Francesca, l'argento va invece al Portrait de Mademoiselle Chanel di Marie Laurencin e il bronzo alla Grande Baigneuse di Picasso, a pari merito con Les maisons di cui sopra. Menzione speciale a La barque et les baigneurs di Cézanne.

Ogni prima domenica del mese i musei statali in Francia sono gratis, ma non sperate di entrare all'Orsay senza sciropparvi un'ora buona di fila (se vi va bene). L'Orangerie, dunque, o il sempreverde Louvre (se fate più di un minuto di fila, peggio per voi: non avete letto le guide giuste). Oppure... fra un mese circa un altro suggerimento.

5 febbraio 2007

La sindrome da centro commerciale

Il Louvre è bello. Non c'è che dire, è un bellissimo museo nel museo. Ed è per questo che t'aspetteresti gente ammirata, naso all'insù, intenta a contemplare le opere ed il loro "contenitore" con estasiato stupore...
Invece no: la sindrome di Stendhal è morta, sepolta. Viva la sindrome da centro commerciale!
Mentre tu stenti a trattenere calde lacrime di commozione di fronte ad un Rosso Fiorentino direttamente proporzionale a Schiele, e con la coda dell'occhio sbirci un po' più in là, in direzione di quel Caravaggio che ti strizza la bocca dello stomaco, orde di pellicce e improbabili tacchi a spillo sfilano davanti a te, davanti a Loro, senza degnarLi d'uno sguardo... Telefonino in mano, leggi in quegli occhi assenti la soddisfazione per aver scattato un'orribile foto da lontano alla Gioconda, in barba ai guardiani e sopra le teste di altri duecento alienati. Beati e contenti se ne vanno. Hanno pagato il biglietto e compiuto il loro dovere di turisti. Ora possono andare a fare shopping sugli Champs Elysées.