Visualizzazione post con etichetta ucronie. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta ucronie. Mostra tutti i post

12 gennaio 2010

Souvenirs de Noël

Montaigne! toi qui te piques de franchise et de vérité, sois sincère et vrai si un philosophe peut l’être, et dis-moi s’il est quelque pays sur la terre où ce soit un crime de garder sa foi, d’être clément, bienfaisant, généreux ; où l’homme de bien soit méprisable, et le perfide honoré.
(Jean-Jacques Rousseau, Émile ou de l’Éducation)

Avanti il prossimo, si sta facendo scuro
(Jean Fabry, Capra&Cavoli)

- Non riconosco più questo paese. I suoi abitanti (giacché "cittadini" è termine che implica un grado di coscienza che non scorgo più) sono stati conquistati da un populismo desolante, lobotomizzati dal qualunquismo spaventoso dei discorsi del Potere. Questi discorsi! Ah, li sento ovunque, tutti uguali. Moltiplicati come un virus mortale, hanno estirpato dalla coscienza degli abitanti di questo paese ogni barlume di umanità, lasciandoli vegetare in una palude infetta di ignoranza, grettezza, cafonaggine, odio verso i deboli, gli stranieri, i diversi e viltà e sottomissione verso i potenti. Questi uomini e queste donne sono morti per sempre, cara Edelmira, e non fosse per l'azzurro profondo dei Vostri occhi, non proverei alcun rimorso se la più spettacolare delle eruzioni ricoprisse domani di un grigio sudario questa landa desolata.
- Non dite sciocchezze, Don Augusto. Le vostre parole piene di rancore non raggiungeranno mai il mio cuore puro, quand'anche i vostri maldestri complimenti riuscissero a trarmi in inganno. Quelli come voi sono stati condannati dalla Storia e si rifiutano di guardare in faccia la realtà. Ma non li vedete come camminano per le strade, vestiti bene e all'ultima moda? Guardateli, mentre ammirano le vetrine e riempiono caffè e ristoranti. Questo è un paese operoso, Don Augusto, un paese ricco e felice, dove non c'è posto per chi semina discordia attraverso il nichilismo.
- Se questo è il vostro ultimo pensiero, arrivederci, cara Edelmira.
- Addio, Don Augusto.

(Edelmira Thompson de Mendiluce, Il secolo che ho vissuto, Buenos Aires, 1968)

25 novembre 2009

Questione di stile

Il gol di mano di Henry che ha permesso la qualificazione della Francia ai mondiali ha fatto polemica. Dai titoli dei giornali ("il gol della vergogna") agli interventi di sociologi dello sport, la Francia si è divisa sul comportamento da adottare nei confronti di una palese infrazione del codice del fair play, e non sono pochi quelli che sostengono che la partita andrebbe rigiocata.
Certo queste discussioni lasciano il tempo che trovano e sono anche un po' la manifestazione di quanto i francesi (come i piemontesi – mia faza mia raza) siano "falsi e cortesi".
Ma io non posso fare a meno di immaginare un'ipotetica, composta reazione ufficiale del nostro Ministro della Difesa – ove la cosa fosse capitata alla Squadra Azzurra, ai Nostri Ragazzi – davanti alla richiesta dell'Irlanda di rigiocare la partita (reazione che sarebbe stata certamente approvata dal 72% degli italiani): "Cari amici irlandesi, ce la potete sucare".

16 settembre 2009

Il giornale che vorrei leggere domani



Il giornale e il sito sono stati prodotti da quei mattacchioni dei The Yes Men. Vi consiglio vivamente la visione del loro film, The Yes Men fix the world, se, quando e come lo daranno in Italia. Io l'ho visto ieri sera su arte (ognuno ha la tv che si merita).

8 giugno 2009

Ucronie / 2

A Londra, avendomi Sylvia Pankhurst, nella primavera del 1926, domandato quando sarebbe caduto Mussolini, risposi: "Fra dieci anni; cinque perché gli italiani scoprano come sono arrivati a questo punto, e cinque perché scoprano come uscirne." Siccome il fascismo era al potere da tre anni e mezzo, e siccome io gli davo ancora dieci anni di vita, e quello durò altri diciassette anni, ne consegue che feci un calcolo sbagliato proprio coi fiocchi. Eppoi se gli Italiani avessero dovuto liberarsi del fascismo solamente per aver capito quel che era successo e come poterne uscire, la dinastia di Mussolini sarebbe durata quanto tutte le dinastie dei Faraoni. Bisognò che Mussolini si ingolfasse nella seconda guerra mondiale e passasse in tre anni di disastro in disastro, perché andasse a gambe all'aria, sia pure con qualche spinta degli italiani.
L'arte del profeta è pericolosa, ed è bene tenersene lontani. Ad ogni modo, quando si vuole profetare, è più prudente essere pessimisti che ottimisti, perché le cose di questo mondo vanno sempre a rotta di collo e perciò in novantotto casi su cento a essere pessimisti è più facile imbroccarla.

 

(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 57)

25 aprile 2009

Vane speranze

Le persone, che negli anni del regime mussoliniano non erano arrivate ancora all'età della ragione, ne sanno oggi, sui fatti di allora, meno di quel che sanno sull'Egitto di Tutankamen o sulla preistoria dell'Australia. Se questo loro passato fosse fatto conoscere, non sarebbe male.

(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 107)


26 gennaio 2009

Ucronie

Questo era vivere in Italia, e non essere esule in America, o in Inghilterra, o in Francia. Mussolini mi divertiva come saltimbanco di genio. Ogni giorno, aprendo il giornale, dicevo: "Vediamo quale nuovo trucco ha inventato per farsi mettere nella prima pagina dei giornali". E il trucco nuovo non mancava mai. Se non fosse stata la umiliazione che il popolo italiano soffriva per quel regime di mistificazioni e di buffoneria, e il pensiero degli amici, che in Italia, a piede libero o in prigione, dovevano vivere sotto quel regime, sarei stato quasi riconoscente al duce per avermi costretto a "evadere" dall'Italia.


(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 89)