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5 marzo 2013

Sofà degli Addamanera: un gioiellino pop

Franco Battiato incontra Ivan Graziani su fondo di rullate e schitarrate irresponsabili: un gioiellino pop che rasenta la perfezione e si presta ad infiniti ascolti. Sofà si trova nel secondo e (purtroppo) ultimo album dei siciliani Addamanera, Un uomo che si pensava quell'altro, prodotto nel 2011 da Trovarobato e scaricabile gratuitamente da qui: http://www.trovarobato.com/addamanera-netlabel/un-uomo-che-si-pensava-quellaltro.html.

Il resto dell'album vira verso il prog e troverà di sicuro i suoi estimatori (io resto un po' tiepido, ma è un mio problema col progressive). 
Notevole comunque La sorte del toro e premio «titolo più bello di sempre» per Il colore del cane che fugge.
Enjoy!

15 febbraio 2013

Nick Cave & The Bad Seeds, «Push The Sky Away», Le Trianon, 11/02/2013

Le Trianon stracolmo di gente

La signora Cave e figli in tribuna d'onore

«Sometimes, in your life, you reach a peak and after you drop slowly down. This is my peak.» (Jack The Ripper)
Il disco, presentato integralmente e nell'ordine dei brani («oggi non si usa: oggi predomina lo shuffle»), ad un primo ascolto sembra davvero notevole. Ritorna il predicatore-visionario di alcuni pezzi parlati, come la dylaniana Higgs Boson Blues (Hannah Montana does the African Savannah / As the simulated rainy season begins / She curses the queue at the Zulus / And moves on to Amazonia / And cries with the dolphins / Mama ate the pygmy / The pygmy ate the monkey / The monkey has a gift that he is sending back to you / Look here comes the missionary / With his smallpox and flu / He's saving them savages / With his Higgs Boson Blues / I'm driving my car down to Geneva).
Grandi classici nella seconda parte del concerto (From Her to Eternity, Red Right Hand, The Ship Song, Deanna, Your Funeral... My Trial, The Mercy Seat, Stagger Lee).
A 55 anni, Nick Cave salta ancora come un indemoniato (a un certo punto è scivolato a terra, è vero, ma si è ripreso subito con la grazia di un gatto sornione) e regge ampiamente 2 ore di concerto.
Menzione speciale alla ragazzina del coro con la maglietta Bazinga!

5 febbraio 2013

Vent'anni è uno stato mentale? No, è uno Stato Sociale

Dopo il trionfale tour italiano, gli/lo/i/le Stato Sociale sono arrivati a Parigi, prima tappa di una tournée all'estero fintissima, perché il Marcovaldo era stipato di erasmus ed expat fino all'inverosimile. E io mi sono ritrovato lì davanti, a un centimetro da Lodo e compagnia, ad ascoltare il loro concerto not-much-plugged con chitarra acustica, tamburello e macchinette elettroniche che andavano a singhiozzo.

Le ho cantate tutte, ma proprio tutte, anche Seggiovia sull'oceano che non mi piace poi tanto, ma lì era come quando c'è un tuo amico con la chitarra e tu conosci i pezzi e cominci a cantare dietro e non ti fermi più. Ho fatto Na na na Na na na Na na na na. Uò oh oh oh tararà. Uò oh oh. Uò oh oh oh oh. Uò oh oh oh oh. Uò oh oh oh oh oho oho oho oho. Pà pà pà pà pà pà pà pararà pà pà pà pà pà pà per un'ora, pressato e sudato che nemmeno a un concerto dei Bad Religion, schivando i fendenti del tifoso sampdoriano venuto da Genova apposta per vederli e che spoilerava tutte le canzoni anticipando sempre il cantante di un secondo, facendomi insultare dalla ventenne lucchese che stava dietro di me perché facevo le foto e le nascondevo il suo idolo (poi l'ho fatta passare davanti e le ho consigliato pure di stare bene attenta al sampdoriano ché secondo me un po' anche lui era innamorato di Lodo).

E alla fine, ho consolato Franz che si sconsolava osservando l'età media degli avventori del locale: - Non sei vecchia. Sei diversamente giovane.

Erano anni che non mi divertivo così a un concerto.



20 novembre 2012

Kol yom hiftzatzti et Beirut


At the pull of a trigger
We can send strangers straight to hell 
If I came close to death I couldn't say 
I bombed Beirut every day.

16 ottobre 2012

Prima o poi doveva accadere

- Allora, l’ha fatto l’esercizio di trascrizione della canzone? 
- No, era difficilissima! Mi piace molto ma non riesco proprio a capire le parole.
- Ma sta parlando di Azzurro
- Sì. 
- Ehm, me l'aveva già detto. Infatti gliene avevo dato un’altra...
- Ah, l’altra? Incieme a te non si sto più...
- Ehm, sì. Insieme a te non ci sto più, sì. Era più facile, no? 
- Sì ma… 
- Non l’ha trovata più facile? 
- No, a dire la verità non mi è proprio piaciuta. 
- Va bene, i gusti non si discutono, ma ha provato almeno a trascriverla? 
- No, non ci sono proprio entrata. Era una canzone così anni ’60… 
- Ma guardi che anche Azzurro è degli anni ’60. E poi lo sa che l’ha scritta pure Paolo Conte? 
- Sì, ma Azzurro mi piace! Quella lì no. E se non mi piace una canzone non riesco a entrarci dentro, mi dispiace. E’ più forte di me! 
- Bene, allora per la prossima volta vediamo di trovare un pezzo facile che sia anche di suo gradimento. Che musica preferisce? 
- Mah, la musica italiana. 
- … 
- Ma sì, come Azzurro! Con un po’ di ritmo! Ce n’era una quest’estate che mettevano sempre al miniclub di mia figlia, come faceva... ah sì:. “Tuti al maaareeee…. tuti a cantaaaare….” 
- … 
- Non la conosce? 
- No, mi dispiace. 
- Se no c’è quell’altra, quella famosissima… 
- Ce ne sono tante, sa.
- Quella che cantavano tutti quanti, quell’anno a Ischia… 
- Una canzone napoletana? 
- No, non mi pare… come faceva? Na-na-na-na-na-na-na-na
 - … 
- Ma sì, è molto famosa! La cantano tutti in Italia… - Na-na-na-na-na-na-na…. na-na-na-na-na-na-na…. sono l’italiano… 
- Ah, L’Italiano di Toto Cutugno.
- Sì, quella lì. Mi piace un sacco! Mi dia quella lì!

9 ottobre 2012

Bisesto

Scusa se insisto
sono molesto
ma il mio contesto (è)
quello dell'anno bisesto
dentro bisesto
fuori bisesto
sopra bisesto
sotto bisesto

in che cosa consisto
spesso in un occhio pesto
nessuno mi dà in pasto
perché sono indigesto

sono bisesto
quindi resisto
nel giusto e nell'ingiusto
ad ogni costo

sono bisesto
sono bisesto
sono bisesto
e non mi adatto al tuo contesto

Jean Fabry - Bisesto

(E' uscito l'ultimo lavoro dei Jean Fabry. In attesa di una recensione accurata, esprimiamo ammirazione, condita con un po' di fastidio, per la saggezza e l'ineluttabilità della title-track).

1 maggio 2012

United we stand, divided we fall


Say hey Johnny boy, the battle call. 
United we stand, divided we fall. 
Together we are what we can't be alone, 
We came to this country, you made it our home. 
This man so humble, this man so brave.
A legend to many, he fought to his grave. 
Saved family and friends from the hardship and horror,
in a land of depression he gave hope for tomorrow. 
Say Johnny me boy, this ones for you. 
With the strength of many and the courage of few. 
To what do we owe this man who's fight 
was for the masses, he gave his life.


Buon Primo Maggio.

14 febbraio 2012

ma chissà se è vero il trambusto che si sente / quando un paese intero applaude con lo sfollagente


I LunaPop (aggiornati con synth/basso/batteria elettronica) che incontrano gli Offlaga Disco Pax. Beat pesante, ritmi danzerecci e liriche folgoranti come il distico che dà il titolo al post.
Se poi aggiungete il nome del gruppo (Lo Stato Sociale) e il titolo del disco (Turisti della democrazia), l'applauso è di rigore per questi giovani bolognesi.
Il pezzo d'apertura - Abbiamo vinto la guerra - è un vero tormentone che da un po' di giorni non riesco a levarmi dalla testa (mi fa impazzire soprattutto il passaggio sol - la - si / si - sol - la, che ricorda «But in the space between the heaven / And in the corner of some foreign field», in The Gunner's Dream dei Pink Floyd).

10 novembre 2011

Que, rigoureusement, ma mère m'a défendu de nommer ici

Scheda di censura di Radio France. Sul timbro: «Radiodiffusione vietata dal Comitato di Ascolto»

Brassens fu uno degli artisti più censurati in radio. Moltissime canzoni (come Le Gorille) erano vietate 24h su 24, altre autorizzate solo dopo mezzanotte. A partire dal 1955, le sue canzoni vennero trasmesse da Europe 1, la prima radio privata francese.

12 ottobre 2011

Jean Fabry à Paris

Prima o poi sarebbe dovuto accadere. Lo spirito di Giovanni Fabbri, in arte Jean Fabry, si è posato infine sulla Ville Lumière. Quale meta più giusta per l'anima del misterioso chansonnier che divenne anni or sono la musa dei Jean Fabry?
L'inetichettabile band di Russi (RA) – che per i più attenti dei nostri 25 lettori non ha più bisogno di presentazioni – si è esibita a Parigi per ben tre giorni di seguito.
Il venerdì, nel quadro intimista del Bistrot littéraire des Cascades, nel cuore del 20ème arrondissement, i nostri hanno deliziato lo stranito pubblico con un'esibizione che aveva il sapore di un concerto a sorpresa (un surprise gig, come si dice in gergo). Tra applausi sentiti e i fischi di un albionico ubriacone, i Jean Fabry in formazione acustica volante hanno egregiamente affrontato il loro debutto parigino con un un apéro-concert. Da Gilbert Bécaud ai pappi dei pioppi (nella foto è immortalato il momento botanique del concerto), chiudendo addirittura con Stringi le viti di tanto in tanto.
Sabato sera, alla Festa del libro e delle culture italiane (Espace des Blanc Manteaux, in pieno Marais), è stata la volta della presentazione del CD dei Capra&Cavoli Ambarabàcidicocò, pregevole manufatto artistico-musicale che ha ricevuto l'ambito premio Soligatto. Dai Capra&Cavoli sono poi nati i Jean Fabry, ma questa trasformazione da Jekyll a Hyde non è che si sia notata molto, a riprova del fatto che la vena  stralunata/demenziale degli uni non è poi così distante dalle filastrocche degli altri. L'annunciata metamorfosi ha però tratto in inganno qualcuno: un gruppo di amici è arrivato verso la fine dicendo: ma come? Noi siamo venuti ora per i Jean Fabry! No, guarda, veramente sono lo stesso gruppo e hanno quasi finito...
In ogni caso siamo riusciti a trascinarli in bis e tris vari tra il francese (Le poète, Jean Fabry), l'italiano (Rotoballe, Cento, Punk Mentale) e il romagnolo (E zir de clomb).

Domenica mattina, i Capra&Cavoli con Gianni Zauli e Laurence Barthomeuf (curatori del libro) hanno animato una simpatica sessione con i bambini veri. Tra le filastrocche tradizionali (Pimpirulìn, Uno due tre, un'incredibile versione mancuniana di Sotto il Ponte di Baracca) e originali (Ti dico una cosa, l'inedito Tritone, l'ormai tormentone Il Camaleonte che ha riscosso gran successo), i bimbi italo-francesi si sono divertiti un sacco: gli occhialini di pappi, i tubofoni di Marlo e la faccia di Antonio hanno fatto il resto.
Nonostante conti molto il fattore biografico (Antonio mi ha confessato: «facciamo filastrocche perché abbiamo una bambina di sei anni; quando ne avrà sedici ci metteremo forse a fare disco-music»), credo che il ritorno all'infanzia sia un buon antidoto alla perdita di senso causata dall'attuale eccesso di informazioni.
Così non è un caso che anche l'ultimo – geniale – disco di Philippe Katerine abbondi in filastrocche strampalate, lallazioni, ecolalie.

Sono stati tre giorni intensi. Piegando due leggii e avvolgendo il cavo della pedaliera Korg di Antonio, mi sono anche guadagnato il titolo di roadie dei Jean Fabry: roba che non tutti possono vantare nel proprio curriculum. Ma credo che rimarrò nella loro memoria più per la tarama, l'hummus, il caviar d'aubergine, i felafel e il pastrami di Marianne.
E il cerchio si è chiuso, come un zir de clomb, comme un tour de pigeon.

15 giugno 2011

Lost in the plagio: Ben Harper e un gruppo che non esiste

Perdo il perdono 
se ho arraffato a piene mani.
"Touch, touch, touch"
ma del resto
posso permettèrmelo.
(Elio e le storie tese, Plagio)

Noi vogliamo molto bene a Ben Harper, nonostante i suoi ultimi dischi non trasudino ispirazione da tutti i microsolchi. Qualcuno della famiglia se l'è persino baciato e conserva autografi e foto del bravo cantante americano, dunque massimo rispetto per il grande artista.
E però, mentre ascoltavo questo pezzo qua tratto dal suo ultimo album



una campanella mi suonava nel cervello, cantandomi: «ma tu 'sto pezzo l'hai già sentito, ti ricorda qualcosa, è quasi uguale a una canzone... ». Sì, ma dove? Non riuscivo proprio a inquadrare il riff. Quand'ecco che all'improvviso arriva l'illuminazione: ma certo! Sono i Drive Shaft!


Nonostante l'arraffo a piene mani, bisogna dare atto a Ben di aver plagiato un pezzo di una band inesistente, il cui cantante è morto due volte: la classe, quoi!
By the way, Charlie ha ascoltato il pezzo e prima di venire inghiottito dai flutti ha voluto lasciare un'ultima dichiarazione:


11 maggio 2011

Piano piano
Una playlist pianistico-roccherrolla



Questo blog è rimasto per troppo tempo senza musica. Oddio, potete riascoltarvi cento volte la versione dei NOFX di Aux Champs Elysées cliccando qui a lato su Télépaname (io lo faccio tutte le mattine), ma è ora di cambiare un po' aria. Per questo voglio condividere con i nostri ventiquattro lettori e mezzo una playlist roccherrolla dove il piano è protagonista incontrastato. Sì, perché hai voglia ad aver amato le chitarrone punkettone da giovane: con la vecchiaia capisci che pure il pianoforte roccheggia alla grande. Rivaluti allora pezzi che magari avevi lasciato in soffitta, scartandoli dalle compilescions di gioventù, e metti tutto insieme in una roba che ricorda muxtape (solo che ora si chiama opentape e ci vuole un server dove parcheggiare le canzoni).
Il risultato è Piano Piano, leggera paginetta web sulla quale potrete ascoltare questo primo opentape (forse ne seguiranno altri, forse no), mentre ruminate sul perché, tanti anni fa, avete abbandonato quel corso di pianoforte. D'accordo, il solfeggio era la cosa più noiosa del mondo e i vostri amici intanto giocavano a pallone per strada, ma forse sarebbe stato il caso di insistere e avreste cambiato la vostra vita...
I pezzi sono 22, totalmente arbitrari e non esaustivi del vastissimo programma (ora che ci penso, non ho messo neanche un pezzo di Vinicio Capossela, che qualche mese fa ha dato un bellissimo concerto di San Valentino alla Cigale, stracolma di espatriati italiani).
Tra classiconi e qualche chicca ripescata qua e là, mi pare in ogni caso un discreto inizio.
Buon ascolto.

12 aprile 2011

Yeah, I wish I was Yuri G


Hey there Luna
I'd like to tell ya
How sad am I
So love sick I could die
Needing water
My neck's stiff, my head hurts
Been looking up all night
Been looking at the Moon, she's so bright
She's so white
She's so clean
I'm telling you
She's everything
I'd give it all
My sorry eyes
Give just everything
She's got me so mesmerized
Yeah I wish I was Yuri-G
It's just the things that she does to me
Yeah I wish I was Yuri-G
Give back my memory

17 marzo 2011

Happy St. Patrick!

Festeggiamo il Giorno di San Patrizio con Take Em Down, canzone dei Dropkick Murphys dedicata alle proteste sindacali che da più di un mese stanno bloccando il Wisconsin, dove i sindacati hanno occupato il parlamento e i deputati democratici si rifiutano di avallare i tagli draconiani ai dipendenti pubblici e la fine della contrattazione collettiva proposti dal governatore Scott Walker (qui un articolo di Marco d'Eramo e un servizio di skytg24 per chi si fosse perso la cosa).

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When the boss comes callin' they'll put us down 
When the boss comes callin' gotta stand your ground 
When the boss comes callin' don't believe their lies 
When the boss comes callin' his take his toll 
When the boss comes callin' don't you sell your soul 
When the boss comes callin' we gotta organize 

Let em know - We gotta take the bastards down 
Let em know - We gotta smash them to the ground 
Let em know - We gotta take the bastards down 

When the boss comes callin' you'll be on your own 
When the boss comes callin' will you stand alone? 
When the boss comes callin' will you let them in? 
When the boss comes callin' will you stand and fight? 
When the boss comes callin' we must unite 
When the boss comes callin' we can't let them win