5 marzo 2013
Sofà degli Addamanera: un gioiellino pop
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arco
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15 febbraio 2013
Nick Cave & The Bad Seeds, «Push The Sky Away», Le Trianon, 11/02/2013
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Le Trianon stracolmo di gente |
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La signora Cave e figli in tribuna d'onore |
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«Sometimes, in your life, you reach a peak and after you drop slowly down. This is my peak.» (Jack The Ripper) |
Grandi classici nella seconda parte del concerto (From Her to Eternity, Red Right Hand, The Ship Song, Deanna, Your Funeral... My Trial, The Mercy Seat, Stagger Lee).
A 55 anni, Nick Cave salta ancora come un indemoniato (a un certo punto è scivolato a terra, è vero, ma si è ripreso subito con la grazia di un gatto sornione) e regge ampiamente 2 ore di concerto.
Menzione speciale alla ragazzina del coro con la maglietta Bazinga!
17 gennaio 2011
13 gennaio 2011
Sognare è urgente
La rivolta del popolo tunisino è arrivata ad un punto di non ritorno. Le manifestazioni sono quotidiane, in tutto il paese, come si può vedere in questo video a Kairouan, dove la piazza riesce a stento a contenere le persone. A Zaghouane, Mahdia, Monastir, il popolo è sceso in piazza a reclamare la fine della dittatura. Le manifestazioni hanno già raggiunto Djerba e i sobborghi di Tunisi. Il presidente Ben Ali, secondo alcune informazioni, avrebbe già "esfiltrato" le figlie e i rispettivi mariti a Montréal. Su Facebook e su Twitter, in questo momento sta girando la voce che lui stesso potrebbe lasciare il paese in serata.
Oscurata dai media tradizionali, la rivolta si riproduce, frammentata, nelle reti sociali (facebook, twitter, Youtube). La rivoluzione non passerà in TV, ma sarà filmata e messa su YouTube.
L'esercito, in qualche caso, si è schierato a fianco dei manifestanti, ma la polizia continua ad essere fedele al presidente e spara con proiettili veri sulla folla: i morti sono ormai più di cinquanta. Tra le vittime, un professore e ricercatore franco-tunisino, Hatem Bettahar, che insegnava all'Università di Compiègne.
«Al di là del saccheggio organizzato, della corruzione massiccia, dell’appropriazione mafiosa dei beni pubblici e della confisca di beni e proprietà private, il problema sono le scelte economiche orientate verso uno scatenato liberalismo capitalista, preoccupato quasi esclusivamente di soddisfare in modo servile la domanda europea (più dell’80% degli scambi commerciali della Tunisia sono con l’UE), fino a fare della Tunisia, sul piano turistico, una sorta di dépendance delle “case di riposo” europee, incomparabilmente più economiche e soleggiate.»Il popolo tunisino, mentre continua a morire per strada, sta dando una lezione di civiltà, di democrazia, di dignità a tutti gli europei. Dagli interventi di studenti, giornalisti, membri della cosiddetta "società civile" pubblicati sul portale nawaat.org, emerge un'impressionante lucidità di analisi, una volontà insopprimibile di libertà, una capacità di organizzare la lotta e la protesta, una precisione sugli obiettivi da raggiungere.
(Sidi-Bouzid – Tunisia: elogio di una rivolta già tradita o del diritto-dovere di resistere all'oppressione...e al tradimento, lungo ma interessantissimo testo di analisi e proposta politica e filosofica).
«La Tunisia, la corruzione, le tangenti… abbiamo solo voglia di andarcene, a studiare in Francia, in Canada… Vogliamo abbandonare tutto. Siamo vigliacchi, e lo accettiamo. Lasciamo loro il paese. Andiamo in Francia, dimentichiamo un po’ la Tunisia. Torniamo per le vacanze. La Tunisia? Sono le spiaggie di Sousse e Hammamet, i locali notturni e i ristoranti. Questa è la tunisia, un gigante club med. E poi, Wikileaks rivela clamorosamente ciò che tutti mormoravano. E poi, un giovane si dà fuoco. E poi, 20 tunisini sono assassinati in un giorno. E per la prima volta, vediamo l’occasione di ribellarci, di vendicarci di questa famiglia reale che si è appropriata di tutto, di rovesciare l’ordine stabilito che ha accompagnato la nostra gioventù.Una gioventù educata, che non ne può più e che si appresta ad immolare tutti i simboli di questa antica Tunisia autocratica con una nuova rivoluzione, la rivoluzione del Gelsomino, quella vera.»Un popolo che è ancora capace di sognare, insomma, e di prendere in mano il proprio futuro:
(Une jeunesse vécue sous l'ombre de Ben Ali)
«Siamo soli, isolati, in preda alla collera e all’inquietudine. Fronteggiamo un regime che si sta sbagliando di secolo e di paese.Questa rivolta dei tunisini non può essere rivendicata da nessun partito politico, nessuna organizzazione, nessuna associazione. Nessuna figura dell’opposizione può rivendicarla o assumersene la paternità.Questa rivolta viene dal popolo e al popolo appartiene. Questo popolo che alcuni immaginano arretrato sta dando una lezione alla sua classe politica e al mondo.Le manipolazioni ideologiche non subentreranno ad una collera spontanea e popolare.È compito dell’élite del nostro paese rispondere all’appello e immaginare l’avvenire. Noi dobbiamo costruire un nostro modello politico, economico, sociale e culturale. Noi dobbiamo mostrare al mondo che cos’è una democrazia araba.È urgente sognare una Tunisia portatrice di speranza per tutti.Due condizioni inderogabili per questo.Bisogna riappropriarci del diritto alla parola, diritto al quale non avremmo mai dovuto rinunciare. Un diritto necessario perché scaturiscano le idee, fioriscano le intelligenze e si sposino tra loro per procreare il nostro futuro comune.L’altra conditio sine qua non è la contrattualizzazione del rapporto tra i tunisini e le loro élites politiche: queste ultime devono essere al nostro servizio e non il contrario.
Perché i sacrifici non siano vani, è urgente sognare la Tunisia di domani.Sogniamo.»
5 maggio 2010
Ricorrenze
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arco
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26 aprile 2010
La patria, ultimo rifugio dei conigli
- Mi spiace darti una risposta molto pacchiana. La mia unica patria sono i miei due figli, Lautaro e Alexandra. E forse, ma secondariamente, certi istanti, certe vie, certi visi o scene o libri che stanno dentro di me e che un giorno dimenticherò, che è la cosa migliore che si possa fare con la patria.
(Roberto Bolaño, Stella distante)
6 aprile 2010
En passant, Jean Fabry
Di questo disco dedicato a Enzo Jannacci (con disegni originali di Galileo Galilei), la mia canzone preferita è Dove si nasconde il camaleonte?, una leggiadra filastrocca degna di Gianni Rodari, su un ritmo World Music alla Peter Gabriel (senza contare i cori della bravissima Sofia che mi hanno ricordato questo pezzo). Prima di levarmela dalla testa (se ce la faccio), la proporrò ai miei allievi di italiano, insieme a Cento, cento.
Alla genuina modestia del loro frontman (voce/chitarra), rispondo qui che la speranza, nel loro caso, non è mai mal riposta e che, almeno da queste parti, i Jean Fabry strappano molto più che un sorriso benevolo.
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arco
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30 marzo 2010
Lettere Persiane /2
One nation controlled by the media
Information age of hysteria
It's calling out to idiot America
Welcome to a new kind of tension
All across the alien nation
Where everything isn't meant to be okay
Television dreams of tomorrow
We're not the ones who're meant to follow
For that's enough to argue.
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arco
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tags: (r)esistenze, biùtiful cauntri, elezioni, emozioni, epidermicamente, il belpaese che è il mio, inferno, kultura, lettere persiane, memoria, mi tube es tu tube, suoni
12 gennaio 2010
Souvenirs de Noël
- Non dite sciocchezze, Don Augusto. Le vostre parole piene di rancore non raggiungeranno mai il mio cuore puro, quand'anche i vostri maldestri complimenti riuscissero a trarmi in inganno. Quelli come voi sono stati condannati dalla Storia e si rifiutano di guardare in faccia la realtà. Ma non li vedete come camminano per le strade, vestiti bene e all'ultima moda? Guardateli, mentre ammirano le vetrine e riempiono caffè e ristoranti. Questo è un paese operoso, Don Augusto, un paese ricco e felice, dove non c'è posto per chi semina discordia attraverso il nichilismo.
- Se questo è il vostro ultimo pensiero, arrivederci, cara Edelmira.
- Addio, Don Augusto.
16 novembre 2009
È solo un tic nervoso sul lato sinistro della testa
Like the words of a man who spent a little too much time alone
I don't want to spend too much time alone
5 settembre 2009
Laurie Anderson + Lou Reed

Verso la fine del concerto, in una jam strumentale si è unito un tizio che faceva suonare il suo sassofono come se fosse dieci strumenti diversi, martellando i tasti a velocità astronomiche. Il sax di John Zorn, ospite del duo, ha accompagnato anche l'ultimo bis, una magica "I'll be your mirror".
Cosa chiedere di più? Un secondo bis che purtroppo non c'è stato. Dopo gli applausi finali, i musicisti escono di scena. Lou Reed è l'ultimo, si attarda. A un metro dall'uscita si ferma nella penombra, si gira verso il pubblico e alza i due indici al cielo, come per dire: io sono leggenda. La sala viene giù con fischi e altri applausi. Rock'n'Roll will never die.
La Salle Pleyel è piuttosto rigida sul divieto di video e foto: vi dovrete dunque fidare di questa recensione e accontentarvi della foto che Franz ha scattato durante la sessione di dediche alla fine del concerto.
9 marzo 2009
E infine uscimmo a riveder le ascelle
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arcomanno
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9 gennaio 2009
Gaza
Ah, dimenticavo: buon anno!
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arcomanno
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23:34
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24 novembre 2008
Ci sono quasi
Certo pure lui, della serie: "comincio da una facile"! (Per chi non l'avesse riconosciuta, I'm goin' home dei Ten Years After, suonata live dal leggendario concerto di Woodstock, da un mostro chiamato Alvin Lee. Il quale forse riusciva nei suoi exploit anche per questo motivo.)
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arcomanno
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7 ottobre 2008
Patti Smith - Nuit Blanche 2008
Il concerto dura poco più di mezz'ora ma tanto basta: dopo aver steccato un poco su Redondo Beach (ma chi se ne frega, se lo può permettere), parte una Dancing Barefoot da brividi, con una voce se possibile ancora più bella ed emozionante di quella di trent'anni fa. A quel punto, per me poteva finire tutto lì. E invece no: arpeggino del figlio e: "There is a town, in North Ontario...". Allora dillo, che oltre ai brividi vuoi che mi metta a piangere: ammettilo.
E ora? Come si potrebbe chiudere la serata? Per esempio potremmo ricordare papà Fred "sonic" Smith, indimenticato leader degli MC5, e dedicargli un pezzo. Potremmo suonare tutti insieme Because The Night. Per esempio.
Patti saluta, ma prima di andare via fa un ultimo pezzo: People Have The Power. La gente è in piedi a battere le mani; qualche pugno alzato, ad imitare il suo; fa strano, in chiesa; sembrano dire: ci crediamo ancora, nonostante tutto.
Non ho mai creduto agli angeli: ma se ne dovesse esistere anche solo uno, era lì, l'altra notte, nella chiesa di Saint Germain des Près.
Ora piangete tutti quanti, in religioso silenzio:
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arcomanno
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tags: concerti, emozioni, mi tube es tu tube, parigi, Patti Smith, St. Germain, suoni
18 settembre 2008
16 settembre 2008
Fenicotteri rosa che se ne volano via.
I miti di gioventù se ne vanno e noi dedichiamo pezzi di musica in forma di orazioni funebri. Fernando mi dice che stasera riascolterà Wish You Were Here: anch'io pensavo di proporre una Shine On You Crazy Diamond con il suo assolo iniziale, ma è molto lungo, e pesa un quintale: e poi si conosce a memoria. Altro pezzo epico poteva essere Echoes (di cui ho visto la versione del Live at Pompei, l'altra sera su Arte) e pure lì il vecchio Richard assolava niente male; ma anche quei 23 minuti e rotti sono decisamente troppi per il tempo e lo spazio di un blog. Vi consiglio allora di ascoltarvela da soli, nel chiuso delle vostre camerette mentre ripensate a quanto siete vecchi (e a quanto vi state pericolosamente avvicinando agli splendidi quarantenni di morettiana memoria).
Io invece voglio rimanere spensierato (Happy-Go-Lucky) e per questo metterò sul piatto un pezzettino simpatico, dal tono vagamente français, dove il piano di Richard Wright accompagna l'idea di un inquietante tête-à-tête tra Roger Waters e Rita Pavone, giusto per rimanere nel filone delle curiosità un po' snobistiche dei fan, dei paraphernalia, degli "scusi, dov'è il bar?", o se preferite, visto che avete voluto vedere Parigi, dei "s'il vous plaît, où est le bar?"
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arcomanno
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21 maggio 2008
Palla corta sotto rete

Arrivo a casa, apro e osservo l'oggetto contenuto: boh! Leggo subito la lettera allegata: è della mia banca.
Ah bon! Ecco cos'è: un asciugamano. Tutto nero e rosa, a prima vista l'avevo preso per una sciarpa del Palermo. E' veramente brutto. I disegnini soprattutto: la tour eiffel, la bocca del métro, una panchina con cappello di paglia, (douuuuuce Fraaaance....) un seggiolone dell'arbitro, una tennista e tante, tante palle. Didascalia unica via.
Rimango qualche secondo basito, preso in contropiede da una tristezza liftata che non riesco a capire se è dovuta agli anni che passano (in mezzo ai miei pensieri sfreccia rapido l'ultimo incontro del Roland Garros che ricordi: un Lendl-Chang di secoli fa), al fatto che questo compleanno me lo abbia annunciato per prima (e con largo anticipo) la mia banca, all'essere associato in qualche modo ad un enorme programma di sponsorizzazione, alla bruttezza estrema dell'oggetto ricevuto in regalo (a questo punto facevate uno sforzo e mi mandavate un biglietto per un preliminare, oppure che so, un ottavo del doppio misto).
L'espatrio transalpino, comunque, per me ha portato un indubbio avanzamento: il massimo del marketing virale legato agli anniversari, in Italia, erano gli sms dell'Adecco che mi facevano puntualmente gli auguri: vuoi mettere?
"Jeu, set, match, BNP Paribas."
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arcomanno
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22:06
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30 dicembre 2007
E sette: così non ci si pensa più
http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=71746
Rimasi quattro giorni nella piana sotto Montemassi, dallo scoppio fino ai funerali, e li vidi tirare su quarantatré morti, tanti fagotti dentro una coperta militare. Li portavano all’autorimessa per ricomporli e incassarli, mentre il procuratore della repubblica accertava che fossero morti davvero, in caso di contestazione, poi, da parte della sede centrale. Alla sala del cinema, ora per ora, cresceva la fila delle bare sotto il palcoscenico, ciascuna con sopra l’elmetto di materia plastica, e in fondo le bandiere rosse. Venivano a vederli da tutte le parti d’Italia, giornalisti con la camicia a scacchi, il berrettino e la pipetta, critici d’arte, sindacalisti, monsignor vescovo, un paio di ministri che però furono buttati fuori in malo modo.
Venne il povero Di Vittorio a raccomandare la calma e la moderazione. Non venne la celere e anche i carabinieri del servizio d’ordine si tennero accosto al cancello della direzione. Ai funerali ci saranno state cinquantamila persone, tutte in fila con le bandiere, le corone dei fiori, il vescovo con la mitra e il pastorale. E quando le bare furono sotto terra, alla spicciolata se ne andarono via tutti, col caldo e col polverone di tante macchine sugli sterrati. [...]
La missione mia, di cui dicevo pocanzi, era questa: far saltare tutti e quattro i palazzi e, in ipotesi secondaria, occuparli, sbattere fuori le circa duemila persone che ci lavoravano, chine sul fatturato, sui disegni tecnici e sui testi delle umane relazioni, e poi tenerli a disposizione di altra gente.
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arcomanno
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21:21
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tags: emozioni, lotta di classe, padroni, scripta manent
20 dicembre 2007
E sei
Non è facile trovare in rete la notizia. Su l'Unità.it è gia declassata a fondo pagina (il titolo è per il discorso di Veltroni a Milano... adesso è cambiato: la minaccia di Dini).
Su Repubblica.it è uscita ieri sera, ma dopo meno di 24 ore non se ne ritrova più traccia, neanche tra le brevissime.
Beh, l'abbiamo capito che sono morti questi poveri operai e che muoiono ancora, ma adesso basta: è Natale, bisogna preparare il cenone (le ricette di Vissani), decidere se per l'anno nuovo dobbiamo comprare il calendario sacro (le infermiere volontarie della crocerossa) o quello profano (The UK's Hottest Babies) o cattolicamente&italianamente, tutt'e due.
E poi lo sanno tutti che gli italiani preferiscono leggere del tizio a cui gli hanno "riattaccato un braccio staccato da un coccodrillo", di Dini che non voterà la fiducia, degli aumenti della benzina, del boom dell'"amore.it" (dalla rete all'altare), delle rughe di Hillary Clinton che dividono - mio Dio! - gli USA, di Cory, la nuova lolita del web che fa impazzire i giovani.
Ve lo meritate Alberto Sordi.
A perenne memoria:
http://www.cadutisullavoro.it
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arcomanno
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tags: emozioni, giornaletti, lotta di classe, padroni
come non detto
d'ailleurs j'ai horreur de tous les flons flons
de la valse musette et de l'accordéon.
T'as voulu voir Paris et on a vu Paris...
(Jacques Brel,Vesoul)
The Dr. Goebbels Show
Comme il pleut sur la ville
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