Chiunque abbia passato più di due giorni in una qualsiasi città costiera del Tirreno settentrionale, tra Genova e Livorno, conosce senza dubbio quella specie di focaccia fatta di farina di ceci e cotta al forno che prende il nome di produzione, di farinata in Liguria, torta di ceci o più rapidamente cecìna, in Toscana.
L'altra domenica eravamo ad una festa di compleanno di un'amica franco-argentina e ad un certo punto sul buffet, tra quiches, tarama e tzatziki, spunta fuori un piatto con sopra qualcosa che rassomigliava molto ad una cecina: di fresco ritorno da un soggiorno Lucco-Pisano (nella città di Santa Zita, peraltro, ho mangiato una delle peggiori pizze della mia vita, ma lasciamo perdere), l'assaggio subito ed esclamo stupito e felice: "ma è cecìna! (pure piuttosto buona)". Si avvicina un altro amico franco-argentino che mi spiega: "è una specialità argentina, tipica di Buenos Aires: si fa con la farina di ceci, l'acqua, l'olio di oliva e si cuoce al forno".
Mmhh... specialità argentina... Tipica di Buenos Aires... No, non mi freghi. E allora dico "Ma sapete, è una cosa che si mangia anche in Italia, più precisamente lungo tutta la costa Tirrenica, a nord di Livorno". Mi guardano un po' così, come se avessi detto una banalità: capirai... gli italiani a Baires... hai scoperto l'acqua calda...
A questo punto si tratta solo di scoprire chi è stato il primo ad importarla. Non so perché, ma tenderei a priori ad escludere i toscani (ce lo vedete un Pisano o, peggio, un Livornese emigrato a Buenos Aires che apre una pizzeria? Ma ti levi di 'ulo?). Quando poi mi dicono che la specialità si chiama Fainà, a quel punto è sicuro: liguri furono i primi importatori della torta di ceci in Argentina.
E facendo una breve ricerca, si definiscono meglio i contorni della storia: fine ottocento, il quartiere della Boca, i portuali genovesi, (in buona parte anticlericali, anarchici, socialisti: chissà perché esportiamo sempre i meglio pezzi, noi italiani), le tradizioni culinarie indissociabili da qualsiasi emigrazione: "Moscato-pizza-fainà".
Sembra che oggi la migliore pizzeria di Buenos Aires sia Guerrin: lì la
fainà si mangia da sola

oppure nella sua versione
hard-core, sopra un quarto di pizza.
Vedendo queste foto mi ritorna alla mente quando andavo, mille anni fa, dal Montino a Pisa, orgoglioso produttore di pizze fritte untissime (ma la cecina era molto buona) e ogni tanto arrivava un bimbetto più largo che alto, paciocconissimo, ordinava un quarto di pizza con cecina e si infilava presto presto in bocca quel bel mattoncino farcito colante olio...
Minchia, c'ho fame...