9 aprile 2013
Tre santi bastano e avanzano
5 dicembre 2012
Col naso negli smartphones altrui
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arco
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22 agosto 2012
Un pomeriggio nel salotto di Natalia Aspesi, chiacchierando intorno all’ultimo Batman di Christopher Nolan
8 dicembre 2011
Intercettazioni
(al telefono per strada, nella banlieu chic di Boulogne, 10 ottobre 2011)
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arco
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17 ottobre 2011
17 ottobre 1961
La folla defluì compatta verso il Rex, dove avvenne l'urto. I manganelli si abbatterono sulle teste nude, mal protette da braccia e mani. Un poliziotto prese una donna a schiaffi e calci, gettandola per terra. Un altro colpiva con tutte le sue forze l’addome di un ragazzo con il suo bastone d’ordinanza, fino a rompere il legno in due. Continuò a colpire servendosi del troncone più sbreccato. La sua vittima tendeva le mani per proteggersi, cercando di afferrare il manico di legno, ma ormai le sue dita spezzate non rispondevano più agli ordini. Una serie di detonazioni si udirono davanti alla piscina Neptune, dove stazionava un furgoncino. Dall’interno, tre agenti miravano con cura in direzione dei fuggitivi, colpendo ogni bersaglio. Un Ariane rossa e crema parcheggiata a meno di venti metri, dietro la quale dei musulmani tentavano di ripararsi, era crivellata di colpi. La gente correva urlando in tutte le direzioni. In preda al panico, inciampavano nei corpi caduti davanti alle verande dei caffè, in mezzo ai tavolini rovesciati, tra i bicchieri rotti, i vestiti coperti di sangue.
(Didier Daeninckx, Meurtres pour mémoire, Gallimard, p. 31)
Un collettivo di giovani registi ha realizzato un interessante e ricco webdocumentario sul soggetto, con la partecipazione - tra gli altri - di Jean Pierre Darroussin, Ariane Ascaride e Simon Abkarian (il Tony Le Dingue che abbiamo molto amato in Les Beaux Mecs).
12 ottobre 2011
Jean Fabry à Paris
L'inetichettabile band di Russi (RA) – che per i più attenti dei nostri 25 lettori non ha più bisogno di presentazioni – si è esibita a Parigi per ben tre giorni di seguito.
Il venerdì, nel quadro intimista del Bistrot littéraire des Cascades, nel cuore del 20ème arrondissement, i nostri hanno deliziato lo stranito pubblico con un'esibizione che aveva il sapore di un concerto a sorpresa (un surprise gig, come si dice in gergo). Tra applausi sentiti e i fischi di un albionico ubriacone, i Jean Fabry in formazione acustica volante hanno egregiamente affrontato il loro debutto parigino con un un apéro-concert. Da Gilbert Bécaud ai pappi dei pioppi (nella foto è immortalato il momento botanique del concerto), chiudendo addirittura con Stringi le viti di tanto in tanto.
Domenica mattina, i Capra&Cavoli con Gianni Zauli e Laurence Barthomeuf (curatori del libro) hanno animato una simpatica sessione con i bambini veri. Tra le filastrocche tradizionali (Pimpirulìn, Uno due tre, un'incredibile versione mancuniana di Sotto il Ponte di Baracca) e originali (Ti dico una cosa, l'inedito Tritone, l'ormai tormentone Il Camaleonte che ha riscosso gran successo), i bimbi italo-francesi si sono divertiti un sacco: gli occhialini di pappi, i tubofoni di Marlo e la faccia di Antonio hanno fatto il resto.
Nonostante conti molto il fattore biografico (Antonio mi ha confessato: «facciamo filastrocche perché abbiamo una bambina di sei anni; quando ne avrà sedici ci metteremo forse a fare disco-music»), credo che il ritorno all'infanzia sia un buon antidoto alla perdita di senso causata dall'attuale eccesso di informazioni.
Così non è un caso che anche l'ultimo – geniale – disco di Philippe Katerine abbondi in filastrocche strampalate, lallazioni, ecolalie.

Sono stati tre giorni intensi. Piegando due leggii e avvolgendo il cavo della pedaliera Korg di Antonio, mi sono anche guadagnato il titolo di roadie dei Jean Fabry: roba che non tutti possono vantare nel proprio curriculum. Ma credo che rimarrò nella loro memoria più per la tarama, l'hummus, il caviar d'aubergine, i felafel e il pastrami di Marianne.
E il cerchio si è chiuso, come un zir de clomb, comme un tour de pigeon.
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arco
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29 settembre 2011
This must be the place di Paolo Sorrentino (NB: il film, non la canzone dei Talking Heads): la mia recensione!
- Beh, dai: era meglio il sogno.
26 agosto 2011
Fiat 124 Sport Spider
1 luglio 2011
Buone vacanze
«Per vivere l'estate con filosofia, portatevi Nietzsche in spiaggia»
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arco
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17 maggio 2011
Dell'andouillette
Divagazione gastronomica con epilogo politico-morale
Una delle prime specialità della gastronomia d'oltralpe che mi capitò di assaggiare fu l'andouillette, sorta di salsiccia di trippa che viene servita cotta alla brace oppure cruda e affettata. Forte della mia educazione culinaria a base di morzeddhu (che dalle mie parti prende il nome di spezzatino), frittole, jelatina e frattaglie varie, nonché grande estimatore della soppressata toscana (detta musotto in Romagna), dei ciccioli forlivesi (quelli della Salsamenteria Tomba sono già patrimonio dell'umanità, per quanto mi riguarda) e dei turcinieddi leccesi, mi lanciai senza paura alcuna su questa prelibatezza. Ma il mio entusiasmo si smorzò subito quando misi in bocca la prima fetta di salume: il sapore era francamente troppo forte, persino per me.
La lasciai nel piatto e in seguito non ebbi più il coraggio di assaggiarne ancora, neanche per levarmi il dubbio se fosse stata magari quella andouillette lì in particolare a disgustarmi (eppure era garantita «AAAAA», una specie di marchio di qualità concesso dall'Associazione Amici e Amatori dell'Andouillette Autentica).
L'andouillette de Lyon, che ho mangiato alla brace con salsa alla senape, si è infatti rivelata davvero niente male; anche se nell'aria aleggiava un odore un po' pungente, il gusto era di trippa. Piuttosto deciso, a dir la verità, ma sempre trippa era.
Édouard Herriot - tre volte Presidente del Consiglio della Terza Repubblica Francese, più volte ministro, sindaco di Lione per quasi 50 anni - soleva dire: «La politica è come l'andouillette: deve saper di merda, ma non troppo».
[1] A onor del vero, la cosa fu facilitata dal menu ridotto del ristorante e dalla dieta piuttosto stretta a cui si stava sottoponendo a causa di svariate intolleranze alimentari.
6 aprile 2011
Una religione chiamata cricket
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arco
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2 dicembre 2010
Piet Mondrian / De Stijl al Centre Pompidou
23 novembre 2010
Requiem per una vecchia carrozza
1) la linea 1 non arrivava ancora alla Défense, avendo il suo capolinea ovest à Pont de Neuilly e 2) la fermata Grands Boulevards si chiamava ancora Rue Montmartre (e a causa di ciò frotte di turisti confusi scendevano davanti al Musée Grevin pensando di trovarsi al Sacro Cuore). Ma le due date sono ancora troppo recenti (aprile 1992 - estate 1998). Il manufatto è esteticamente precedente al '92, tu lo percepisci in modo chiaro e distinto. Ma hai bisogno di un altro indizio per dimostrarlo. Guardando meglio, sul lato destro del cartello, noti uno sfondo rosa salmone che colora la tratta da Charenton a Créteil, e una scritta: tarification spéciale banlieue. Scopri allora che questa tariffazione fu abbandonata il 1 novembre 1982, quando la linea 8 si adeguò alla tariffa unica, e ottieni così la prova inoppugnabile dell’appartenenza della segnaletica ai radiosi anni '80.
Così il caso è chiuso, risolto e messo nella naftalina.
1 luglio 2010
Non si sa mai
5 maggio 2010
Ricorrenze
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arco
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16 marzo 2010
Considera l'aringa
Non fraintendetemi: io adoro le aringhe. Io adoro tutto ciò che è pesce affumicato e affini: il salmone, l'aringa, il tonno, il pesce spada, l'haddock, il fegato di merluzzo, le uova di lompo, le uova di salmone, le uova di trota, la bottarga, la tarama. E l'aringa che giace in fondo al frigo è riuscita deliziosa, morbida e profumata. Ma ha un grosso difetto: si ripropone. E non c'è verso di buttarla giù. Tu cammini per strada, e lei torna su. Scendi in métro, e lei sale su. Vai in piscina, e lei fa i carpiati dentro di te. Ho provato anche con la Magnesia Bellagamba, gentilmente offerta dall'amico Crapula, ma niente. La Magnesia Bellagamba, sì. È come la Sanpellegrino, solo che la fanno a Roccafelina (EN) ed è la preferita di Nitto Santapaola. Che se davano retta a quel politico e regalizzavano la mafia, immaginatevi il marketing: «Magnesia Bellagamba. Fornitori della Real Cosca dei Santapaola dal 1952». Oppure: «Caponata Mussomeli: Su mandato di S.A.R. Leoluca Bagarella, Principe di Corleone. Qualità e tradizione dal 1946». Come il Twinings. Altro che sostegno del Made in Italy. Ma vabbé, torniamo al pesce. La colpa è tutta mia. L'ho vista in offerta e non ho saputo resistere.
Era dallo scorso autunno che avevo voglia di aringhe. Ne ho mangiata una fantastica a Yport, in Normandia: mai mangiata un'aringa così buona. Ho chiesto all'oste e lui mi ha detto: «Eh, ma questa è fresca! Ora è il periodo, poi si affumica tutto e si conserva». Il giorno dopo, a Fécamp, ho visto il manifesto della Sagra dell'Aringa. La "più grande fiera mondiale delle aringhe" si sarebbe tenuta da lì a una settimana. Tornato a Parigi chiamo subito mio cugino per proporgli il viaggio:

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arco
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27 febbraio 2010
Lavoriamo qui! Viviamo qui! Restiamo qui!
12 gennaio 2010
Souvenirs de Noël
- Non dite sciocchezze, Don Augusto. Le vostre parole piene di rancore non raggiungeranno mai il mio cuore puro, quand'anche i vostri maldestri complimenti riuscissero a trarmi in inganno. Quelli come voi sono stati condannati dalla Storia e si rifiutano di guardare in faccia la realtà. Ma non li vedete come camminano per le strade, vestiti bene e all'ultima moda? Guardateli, mentre ammirano le vetrine e riempiono caffè e ristoranti. Questo è un paese operoso, Don Augusto, un paese ricco e felice, dove non c'è posto per chi semina discordia attraverso il nichilismo.
- Se questo è il vostro ultimo pensiero, arrivederci, cara Edelmira.
- Addio, Don Augusto.
9 gennaio 2010
Lettere Persiane
- Ma cosa vuol dire "religione"? C'è un'ora di religione, a scuola, in Italia?
- Ma nelle scuole pubbliche?
- Sì.
- Ma che cos'è? Cioé, si fa "storia delle religioni", oppure...
- Oppure.
- Cioé, si insegna la religione cattolica.
- Sì, la religione cattolica.
- Ma fino al liceo?
- Sì.
- E chi la insegna?
- Spesso, almeno ai miei tempi, erano dei preti o delle suore che facevano lezione (scopro poi che nel a.s. 2008/2009 gli ecclesiastici si sono ridotti fino al 13%. La crisi delle vocazioni, pare).
- Ah.
- Oppure dei laici scelti direttamente dalla curia (oramai la curia sceglie solo il 30% degli insegnanti, dopo il provvido intervento dell'ex-ministro Fioroni del 2003, ma si riserva comunque il diritto di revocare l'idoneità dell'insegnante).
- Ah.
- E vengono pagati dallo Stato.
- Allora in Italia non c'è la separazione tra la Chiesa e lo Stato.
- Beh, diciamo che è un punto che fa discutere. Ci sono opinioni diverse. C'è un concordato, tra l'Italia e il Vaticano, che prevede, tra le altre cose, l'ora di religione.
- Ma è obbligatoria?
- No. Se uno non la vuole fare, non la fa.
- Ma allora non è del tutto facoltativa.
- Ma sì. Se uno non vuole, si avvale del diritto di non farla e può fare una disciplina alternativa, oppure niente.
- Sì, ma di default c'è la religione cattolica.
- Sì.
- E quanti sono quelli che non la fanno?
- Pochi, credo (un 9% sul territorio nazionale, che va dal 18,3 della Toscana all'1,5 di Basilicata e Campania).
- L'anno scorso sono stata in Italia e ho assistito all'inaugurazione di una Biblioteca Universitaria, di un'università pubblica. C'era il sindaco, il prefetto, ma anche il Vescovo, che ha benedetto la Biblioteca.
- Bé, è normale... Qui in Francia è diverso. Immaginate una nuova biblioteca della Sorbona inaugurata dal Sindaco di Parigi, dal Prefetto, dal Rettore e dal Vescovo...
(Risate)
... che la benedice.
(Risate più forti).
- E' una cosa che non possiamo nemmeno immaginare.
- Eh no. Sapete, l'Italia è un paese profondamente cattolico.
E mentre pronunciavo quest'ultima frase, mi balenava in mente una pubblicità vista a natale in TV: "Crocifissi da collezione. Un'opera straordinaria in 30 fascicoli. In regalo, con il primo fascicolo a soli 4 euro e 99, il Crocifisso di Cimabue. Da Hobby&Work".
Amen.
7 gennaio 2010
Cose che si imparano viaggiando in aereo
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arco
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tags: aerei, cibo, sciocchezzuole, storie, viaggi