Ottanta aringhe. Non la crederanno mai, caro signore.
(Ernest Renan, BnF, NAF 14197, f. 256)
Non fraintendetemi: io adoro le aringhe. Io adoro tutto ciò che è pesce affumicato e affini: il salmone, l'aringa, il tonno, il pesce spada, l'haddock, il fegato di merluzzo, le uova di lompo, le uova di salmone, le uova di trota, la bottarga, la tarama. E l'aringa che giace in fondo al frigo è riuscita deliziosa, morbida e profumata. Ma ha un grosso difetto: si ripropone. E non c'è verso di buttarla giù. Tu cammini per strada, e lei torna su. Scendi in métro, e lei sale su. Vai in piscina, e lei fa i carpiati dentro di te. Ho provato anche con la Magnesia Bellagamba, gentilmente offerta dall'amico Crapula, ma niente. La Magnesia Bellagamba, sì. È come la Sanpellegrino, solo che la fanno a Roccafelina (EN) ed è la preferita di Nitto Santapaola. Che se davano retta a quel politico e regalizzavano la mafia, immaginatevi il marketing: «Magnesia Bellagamba. Fornitori della Real Cosca dei Santapaola dal 1952». Oppure: «Caponata Mussomeli: Su mandato di S.A.R. Leoluca Bagarella, Principe di Corleone. Qualità e tradizione dal 1946». Come il Twinings. Altro che sostegno del Made in Italy. Ma vabbé, torniamo al pesce. La colpa è tutta mia. L'ho vista in offerta e non ho saputo resistere.
Era dallo scorso autunno che avevo voglia di aringhe. Ne ho mangiata una fantastica a Yport, in Normandia: mai mangiata un'aringa così buona. Ho chiesto all'oste e lui mi ha detto: «Eh, ma questa è fresca! Ora è il periodo, poi si affumica tutto e si conserva». Il giorno dopo, a Fécamp, ho visto il manifesto della Sagra dell'Aringa. La "più grande fiera mondiale delle aringhe" si sarebbe tenuta da lì a una settimana. Tornato a Parigi chiamo subito mio cugino per proporgli il viaggio:
- Dai, pensa che roba: aringhe freschissime a strafottere a due lire al chilo, i cori dei marinai normanni, stages di affumicatura, la corsa nel barile. Non vorrai mica perderti un evento del genere. Dai che poi ci scriviamo pure un articolo divertente, in stile David Foster Wallace, magari qualcuno abbocca pure e ce lo pubblica.
Lui ha tentennato un po', prima di chiedermi: «ma dici sul serio?». Per un attimo ci ha creduto. Poi è passato subito all'accampamento delle scuse: «ma in treno? Come si fa? E poi torniamo in serata? No, no: non ce la posso fare». Io ci sono rimasto un po' male. Mica per il rifiuto. È stato lo spiraglio di possibilità, quell'apertura di un istante che mi ha precipitato davanti ad un molo, due sacchetti di plastica enormi in mano pieni di aringhe puzzolenti, maglietta a strisce e cappellino da marinaio con pompon rosso, piuttosto alticcio, in mezzo alle danze tipiche normanne. Con la prospettiva di rientrare sano e salvo a casa e preparare cinque chili di aringhe marinate, buone come quella di Yport, e mangiarne per una settimana.
Ecco quello che succede quando si gioca coi sentimenti.
5 commenti:
qio c'è materiale per la prossima sfida gastronomica...
AZ
Si ripropone la sfida gastronomica? ;-)
Eh, no: questa sarebbe stata la sfida del secolo. Peccato.
Comunque, se insistete, apro le iscrizioni per il prossimo anno. Siamo largamente in anticipo.
Me collide dubbio: infatti voi in Ovest mangia "aringa"? In PBD noi usa solo acquetta di salamogia per guarire da troppo di beve liquore artigianalmente distillato "Samogon".
Domani mattina prova io a colazione con biscotto di segola. Se piace io iscrive tutti pibidesi. Grazie di bel blog!
Egregiamente,
Miroslavica
Gentile signorina Miroslava, è un onore averla sul bel blog!
Sa che forse mi ha dato una grande idea? Il Samogon può farcela dove la Magnesia Bellagamba ha fallito!
Prenoto subito la mia damigiana sul sito della Same-Govj Import.
PS: mi faccia sapere com'è andata l'accoppiata col biscotto di segola.
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