23 marzo 2011

«Dieci? Ma stai cercando di insultarmi?»

Dopo qualche giorno di trombe (e parecchi tromboni) trionfali, gli articoli scettici sull'intervento Occidentale in Libia si moltiplicano anche in Francia. Oggi è la volta di Jean-Yves Moisseron, vicedirettore della rivista Maghreb-Machrek, che dalle pagine di Le Monde sostiene apertamente la necessità di trattare con Gheddafi, considerata anche la situazione attuale:
«Le truppe fedeli a Gheddafi dispongono a tutt’oggi dei mezzi per consolidare le loro posizioni. Con i soldati alle porte delle città confusi in mezzo alla popolazione civile, nascosti nelle case, circondati da sostenitori e scudi umani, l’aviazione, i droni e i missili alleati saranno inutili. La logica della guerriglia urbana non ha molto a che vedere con quella delle operazioni in campo aperto. La guerra di movimento si trasformerà presto in guerra di trincea. In città, le battaglie si vincono casa per casa, nell’atrocità del corpo a corpo. Solo gli insorti possono assicurare questa riconquista sul terreno. Paradossalmente è proprio in questi combattimenti che si forgerà la loro legittimità a governare domani.»
Per evitare uno scenario potenzialmente disastroso, bisogna dunque negoziare:
«Le occasioni di apertura lanciate da Gheddafi non sono mai cessate dall’inizio delle ostilità ma noi in Occidente non l’abbiamo capito, disorientati da un modo di negoziare esotico. Eppure è lampante: Gheddafi è sempre pronto a negoziare. Ha passato la sua vita a negoziare con le tribù, con gli Stati arabi, con gli Stati africani, con la comunità internazionale. È un provetto conoscitore dei rapporti di forza, delle possibilità d’apertura, dello sfruttamento dei dissensi.»
A questo punto il mio pensiero vacilla tra l'ipotesi che 1) sì, è proprio così: uno dei più triti luoghi comuni sugli arabi è sotto gli occhi di tutti e la banda di fini analisti internazionali plurilaureati che deleghiamo a rappresentarci non se n'è proprio accorta e 2) no dai, non è possibile: la verità è che di negoziare, da questa parte del Mediterraneo, non interessa a nessuno.

Ma il buon Moisseron batte la strada del luogo comune e martella:
«Basta andare nel souk di qualunque medina araba e il suo comportamento diventa limpido e molto prevedibile. Lui rifiuta il negoziato e non propone nulla, perché così si fa per mercanteggiare un tappeto: non bisogna mai scoprire le proprie carte. Ma la sua strategia di comunicazione comporta delle aperture che bisogna cogliere.»


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