Sembra che per Mark Linkous suonare dal vivo esclusivamente la parte lenta del suo repertorio sia una scelta precisa. E vabbé.
Se - per citare lo Scaruffi - Linkous è "conteso tra il cantautore alla Neil Young e il populista melodico", ammetto che il populista melodico che è in lui non mi dispiace affatto e che è proprio il cortocircuito tra le melodie power-pop e le distorsioni, gli strumenti-giocattolo, le batterie elettroniche che producono, secondo me, il meglio della sua musica. Ma pazienza.
Alla selezione di una scaletta severa e austera, va aggiunta la scelta di dimezzare la velocità(!) dei brani. D'accordo.
Indubbiamente ci vuole una gran classe per lamentarsi un'ora sul palco e produrre uno show di tutto rispetto ed emozionante (nota positiva per le deliziose animazioni proiettate sul palco, opera di Christina Vantzou che suonava pure lo xilofono e spippolava sui macbook). Questo va riconosciuto.
Ma in complesso sono rimasto un po' deluso. Chissà, forse con una sedia sotto il culo avrebbe fatto un'altro effetto. Del resto, era un'ora e poco più di musica da camera.
Di seguito, due pezzi della serata registrati in very low-fi.
getting it wrong
weird sister
3 commenti:
Du palle!
A me gli Sparklehorse piacciono, ma non è che riesco ad ascoltarli sempre.
Solo i pezzi lenti e per di più dimezzati...? Minkia... ce credo che poi riascolti i Dead Kennedys....
giulio
Per la verità ho scelto di riascoltare Punk in Drublic, ma il senso non cambia: infatti, mi chiedevo come mai mi era venuta voglia di quel disco :))
Posta un commento