Film di rara potenza visiva.
Però non ho voglia né tempo di scrivere una recensione, e poi c'è gente che lo fa meglio di me: Alessandro Baratti, ad esempio.
Però non ho voglia né tempo di scrivere una recensione, e poi c'è gente che lo fa meglio di me: Alessandro Baratti, ad esempio.
"Same Old/Oil Shit
Quindici minuti di cinema assoluto, implacabile, perforante: Il petroliere inizia con violente picconate che frantumano lo spettacolo, la sua etichetta e la sua retorica. Un rullo compressore che sbriciola tutto: pietre, muscoli, ossa. Non una parola, non una soluzione ammiccante, non una spiegazione. Musica ronzante come un’ossessione, inquadrature secche come sassate. C’è solo la febbre dell’avidità, una febbre che seppellisce ogni bisogno, ogni fatica, ogni dolore. Avidità. Avidità. Avidità. La macchina cinema si cala nelle forme della bramosia, scava la terra, graffia la pietra, arraffa la ricchezza. E riesce a prendere fiato, a “parlare”, solo una volta che l’ha artigliata. Quindici minuti di ingordigia visiva intrisa di politicità. È un film totalmente politico There Will Be Blood: non è un teorema allegorico o un obliquo atto d’accusa, è un masso scagliato in faccia allo spettatore. Plainview (un Daniel Day-Lewis mostruosamente famelico) è l’America, voi lo sapete. Il piccolo H.W. (Dillon Freasier) è il nativo americano (l’indiano ridotto al silenzio, stordito con l’alcool e segregato nelle riserve), voi lo sapete. L’inoffensivo Henry (Kevin J. O’Connor) è l’immigrato di qualunque razza e nazionalità (“Ho cercato di sopravvivere”, sibila prima di essere soppresso), voi lo sapete. Ely (l’inadeguato, quindi adeguato, Paul Dano) è la religione dei predicatori con l’indice rivolto verso l’alto, voi lo sapete. Daniel Plainview è assetato, allunga la sua cannuccia e succhia tutto quello che c’è da succhiare: non si fermerà finché non avrà rimosso tutti gli ostacoli, finché non avrà eliminato tutti i nemici. Finché non avrà finito. Il petroliere è un film dell’orrore, l’orrore della rapacità, l’orrore dell’America. Di dreeeeeeeeenaggio si tratta."
Alessandro Baratti
La recensione originale, insieme ad altre non meno interessanti, sul sito degli spietati
Alessandro Baratti
La recensione originale, insieme ad altre non meno interessanti, sul sito degli spietati
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