2 ottobre 2008

Produci Consuma Crepa

Io devo bere un po' di questo amaro calice
Io devo berne molto, fino a toccare il fondo

Ho amato molto il demo de Le luci della centrale elettrica. Registrato con pochi mezzi (voce e chitarra distorta), il disco racconta con versi improbabilmente poetici storie dalla provincia profonda, da un’Emilia non più paranoica ma sempre inquietante. Senza nessuna promozione, Vasco Brondi inizia a ricevere recensioni positive e critiche entusiastiche da tutte le riviste che contano. Ed ecco che il progetto è maturo per la produzione: sarà Giorgio Canali, innamoratosi delle canzoni del cantautore ferrarese, ad arrangiare e dare forma a questo “diamante grezzo senza rivali, lingua alla mano” (Blow Up), a queste “composizioni che grondano tensione e rabbia” (Il Mucchio Selvaggio), al “gioiellino… che sprizza una rabbia giovane da tutti i pori” (Rumore), ad armonizzare le “parole furiose da squarciagola lelucidellacentraleelettrica_Gipio da bisbigli incatenati” (Rockit).

Dopo tante promesse, aspetto trepidante l’uscita del disco. La copertina è bellissima: è un disegno di Gipi. Passando alla musica, fin dal primo pezzo si sente pesantemente l’intervento della produzione: e qui non ci siamo più. Per niente. Bisogna proprio non capire un cazzo di musica per produrre un disco in questo modo. Lamentiamoci poi del provincialismo del rock italiano, continuiamo così, facciamoci del male: Steve Albini non ha insegnato niente a nessuno. Tutto quello che nel demo era esplosivo, rabbioso, tirato via, grattato, sporco, nel disco diventa plausibile, composto, ammodino, inquadrato, definito.
Due pezzi sono paradigmatici del concetto di “produzione autoriale” che hanno questi personaggi che si credono Brian Eno: La gigantesca scritta Coop e Fare i camerieri. Ascoltare per credere.

Il cantato del primo pezzo rallenta, si allunga, diventa lamentoso, quasi melodico; presto entrano gli arpeggini di chitarra, puliti, bellini, distorti al punto giusto, che verso la fine diventano flautati, quasi un David Gilmour fuori tempo massimo. E poi, scusate: che fine ha fatto il salmodiare “felicitazioni” dopo il verso “e i cccp non ci sono più”? Perché levarlo?

Fare i camerieri, poi, non ha più nessun senso. Il distorsore in feedback in apertura e in chiusura (notare il tocco) è certo molto stiloso; certo ora Vasco canta più lentamente (qualcuno gli ha dovuto dire: “guarda che se no non si capisce cosa dici”). Come se fosse importante, prioritario (come se Johnny Rotten avesse fatto un corso di dizione prima di incidere Never mind the bollocks). Ora Vasco non urla più, ora va bene, è più corretto, è più semplice.
E la recitazione dell’ultima strofa di Le déserteur di Vian alla fine, una delle cose più belle ed emozionanti di tutto il disco? Che fine ha fatto? Forse faceva troppo vecchio, e poi è francese… la gente non capisce.

Il disco è stato sgrezzato, smussato, limato, semplificato; è diventato un disco “alla Giorgio Canali”; noiosetto, ondeggiante, claudicante, codificato, e ha perso tutta la carica che aveva il demo. Ma proprio tutta. Se questa è la produzione indipendente italiana, c’è da star freschi: oramai l’autocensura è un riflesso condizionato; il virus furibondo della semplificazione sembra proprio aver contagiato tutti quanti in questo paese: ci hanno fatto pure un ministero (clicca per andare sul blog del ministro), ci sarà un perchè...)

Un po’ di appunti sul "paese semplice", che si vede ce n’è ancora e sempre bisogno: qui e qui.

- fatevi sotto bambini: occhio agli spacciatori, occhio agli zuccherini!

4 commenti:

the-freewheelin-giuliopk ha detto...

Io ho scoperto che avevo ascoltato solo il demo, il disco mi manca ancora. Ora comincio a capire perché va tanto, da quello che avevo sentito mi pareva strano (e i concerti suonano come il demo, almeno quelli che ho visto io).
Confronterò... intanto: il sito di Wu Ming è come la droga:
a) fa stare bene
b) dà dipendenza: sono partito da questi links e ci sono stato due ore, passavo da una pagina all'altra. Che aria fresca, a leggere qualcuno che ragiona, che sollievo, che benessere....

Anonimo ha detto...

"diamante grezzo la mia gola brucia,
diamante ti prego vieni a dare
un po' di sollievo a questa sete insaziabile."

arcomanno ha detto...

E' per questo che ho sempre amato Fiumani e i Diaframma. Mai una concessione, a costo di fare canzoni brutte. Sincere come un vaffanculo, e basta.
Peccato, perché il demo di Vasco era (è) davvero niente male.

the-freewheelin-giuliopk ha detto...

Allora: ho parlato con Cristiano, ex collega in pizzeria ed ora gestore del Caracol, circolo che quest'inverno ha ospitato il concerto delle Luci che ho visto io.

Parlando con Vasco, pare che abbia detto che lui il disco, potendo, lo avrebbe fatto da subito come lo ha fatto Canali. Ci sono solo due canzoni che preferisce nella versione demo: indovina quali?
Esatto, quelle due (se non ricordo male).
Un caso?
Mi sa di no