26 febbraio 2008

Roccherrollo da Combattimento


E' stato davvero un peccato non avere avuto più tempo per questo festival che si è tenuto al cinema L'Ecran di Saint-Denis.
Molti sono stati i film proiettati - alcuni davvero unici e rari - ma alla fine ci siamo dovuti "accontentare" di un'intensa tre giorni: due serate in sala e il concerto-reading di Lydia Lunch, "Blood is just memory without language", che è stato forse il momento più alto.
In uno stile classico, quasi beatnick, la sacerdotessa dell'underground newyorchese ha declamato la sua incazzatura nei confronti del mondo, le sue "songs of sex, sorrow and rage" sopra un continuo sottofondo jazzy devastato dall'andamento sincopato delle percussioni: uno spettacolo davvero emozionante.

Di seguito, un pezzo della solo performance di Lydia Lunch registrato live a Saint-Denis con i nostri potenti mezzi tecnologici.





Dei tre film visti, il migliore è stato indubbiamente Joy Division di Grant Gee, un'opera complementare e necessaria rispetto al pur bello Control di Anton Corbijn. Se nella fiction il protagonista era Ian Curtis (il film è stato sceneggiato proprio a partire dal libro autobiografico scritto dalla moglie) qui il protagonista sono i Joy Division. Attraverso rari filmati e foto di repertorio, le immagini di una freddissima Manchester, le interviste ai membri del gruppo, ai produttori, agli amici di Ian Curtis (molto toccante l'intervista ad Annick, la giornalista belga con cui visse la sua "tormentata" storia d'amore), il film ripercorre la nascita, la vita (breve) e la morte (prematura) del gruppo inglese. Bello, essenziale ed esaustivo, il film evita benissimo tutte le trappole del caso (retorica, voyeurismo, fanatismo).

Il documentario è stato preceduto - chicca della serata - da alcuni agghiaccianti videoclip di gruppi della cosiddetta freak scene di San Francisco nei primissimi anni '80 realizzati da Graeme Whifler: se non avete mai visto Third Reich And Roll dei Residents, non avete la minima idea della follia dei personaggi. Notevole il clip Jinx dei Tuxedomoon, anche se il vertice allucinatorio viene raggiunto da Songs for Swinging Larvae, dei Renaldo & The Loaf: uno Shining amatoriale (una mamma mezza matta vestita di rosso in una cucina rossa che versa un liquido rosso dappertutto sui fornelli mentre il suo bimbo piange - camera dal basso per il bimbo e in soggettiva rotante per la mamma) che si trasforma via via in un corto lynchiano, dove un barbone-pellerossa attrae il bimbo scappato dalla cucina (bella la scena della corsa virata in blu) e lo porta in una specie di caverna, gli impiastriccia i capelli con un qualcosa di colloso e scuro e gli prepara una colazione con un'anguilla frullata: pasto freakissimo per stomaci durissimi.

Tornando agli anni 2000, il film di Aj Schnack Kurt Cobain. About a son è costruito attorno ad alcuni estratti di due lunghissime interviste concesse al giornalista Michael Azerrad tra il 1992 e il 1993. Le immagini dei luoghi Cobainiani (Aberdeen, Olympia, Seattle) - di una lentezza elephantiaca e a volte un po' stereotipate (quant'è blu e verde e freddo il nordovest degli States - di nuovo Van Sant, dentro e fuori l'Ohio) fanno da colonna visiva, da commento alla voce di Kurt Cobain che, rispondendo alle poche e brevi domande che gli vengono poste, inscena un quasi-monologo piuttosto sincero e interessante. Il film ha anche una "vera" colonna sonora che traccia la storia delle influenze musicali di Cobain (soggetto a cui è dedicata buona parte delle interviste). Qui una recensione.

Il festival si è chiuso con l'anteprima di un film girato nel 2004 ma che uscirà solo ad ottobre prossimo e che ha vinto il Grand Prix al festival di Belfort, Violent Days, una sorta di docu-fiction sul milieu rockabilly francese che - incredibilmente - sembra esistere. Buone le intenzioni, ma il risultato mi è sembrato confuso, pretenzioso e arty.



E per finire degnamente, un concerto dei The Magnetix, un misto tra i White Stripes e gli Hives col cantante che sembra il fratello di Federico Fiumani: molto scazzoni ma assolutamente roccherrollissimi.

PS: a proposito di roccherroll... voi che potete, non perdetevi la prima LebowskiFest italiana...


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