26 giugno 2008

Da Genova a Livorno, passando per Buenos Aires

Chiunque abbia passato più di due giorni in una qualsiasi città costiera del Tirreno settentrionale, tra Genova e Livorno, conosce senza dubbio quella specie di focaccia fatta di farina di ceci e cotta al forno che prende il nome di produzione, di farinata in Liguria, torta di ceci o più rapidamente cecìna, in Toscana.

L'altra domenica eravamo ad una festa di compleanno di un'amica franco-argentina e ad un certo punto sul buffet, tra quiches, tarama e tzatziki, spunta fuori un piatto con sopra qualcosa che rassomigliava molto ad una cecina: di fresco ritorno da un soggiorno Lucco-Pisano (nella città di Santa Zita, peraltro, ho mangiato una delle peggiori pizze della mia vita, ma lasciamo perdere), l'assaggio subito ed esclamo stupito e felice: "ma è cecìna! (pure piuttosto buona)". Si avvicina un altro amico franco-argentino che mi spiega: "è una specialità argentina, tipica di Buenos Aires: si fa con la farina di ceci, l'acqua, l'olio di oliva e si cuoce al forno".

Mmhh... specialità argentina... Tipica di Buenos Aires... No, non mi freghi. E allora dico "Ma sapete, è una cosa che si mangia anche in Italia, più precisamente lungo tutta la costa Tirrenica, a nord di Livorno". Mi guardano un po' così, come se avessi detto una banalità: capirai... gli italiani a Baires... hai scoperto l'acqua calda...
A questo punto si tratta solo di scoprire chi è stato il primo ad importarla. Non so perché, ma tenderei a priori ad escludere i toscani (ce lo vedete un Pisano o, peggio, un Livornese emigrato a Buenos Aires che apre una pizzeria? Ma ti levi di 'ulo?). Quando poi mi dicono che la specialità si chiama Fainà, a quel punto è sicuro: liguri furono i primi importatori della torta di ceci in Argentina.

E facendo una breve ricerca, si definiscono meglio i contorni della storia: fine ottocento, il quartiere della Boca, i portuali genovesi, (in buona parte anticlericali, anarchici, socialisti: chissà perché esportiamo sempre i meglio pezzi, noi italiani), le tradizioni culinarie indissociabili da qualsiasi emigrazione: "Moscato-pizza-fainà".

Sembra che oggi la migliore pizzeria di Buenos Aires sia Guerrin: lì la fainà si mangia da sola oppure nella sua versione hard-core, sopra un quarto di pizza.

Vedendo queste foto mi ritorna alla mente quando andavo, mille anni fa, dal Montino a Pisa, orgoglioso produttore di pizze fritte untissime (ma la cecina era molto buona) e ogni tanto arrivava un bimbetto più largo che alto, paciocconissimo, ordinava un quarto di pizza con cecina e si infilava presto presto in bocca quel bel mattoncino farcito colante olio...

Minchia, c'ho fame...

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Non lo sapevo! però Buenos Aires è immensamente genovese, se pensi che i tifosi del Boca si chiamano Xeneisi!!! Ad ogni modo, la fainä tutto sommato si fa anche a sud, a Palermo le panelle in realtà sono variazioni sul tema...

che fame, cacchio....

arcomanno ha detto...

Ah, le panelle! E' esatto: anche quella una variazione hard-core, direi.
Le ricordo insieme ai "cazzilli" (crocchette di patata) fritte fresche fresche in un bidone da 50 litri dell'olio, in un bugigattolo quasi per strada, nel quartiere della Kalsa...

Stenelo ha detto...

Arcomanno, sbrigati a vomitare tutte 'ste schifezze, che è ora di GIOCARE!
Alt

francesca ha detto...

MMMMMMMMMMMMMMMM..... CINQU'E CCINQUE!!!!

formichina ha detto...

La cecina del Montino... lacrimuccia! ma in che anni sei stato a Pisa? sta a vedere che, se non ci conosciamo, abbiamo sicuramente degli amici in comune... piccolo il mondo!

arco ha detto...

Una vita fa (1991-2001). Le monde est très petit.

Anonimo ha detto...

..e ti dirò di più....lo scorso settembre ero di viaggio e dovevo fare scalo a Nizza, 3 ore e via....chiedo al mio amico nizzardo Guillaume un posto per mangiare qualcosa tipico a buon prezzo...lui mi dice la "Zoccà"....gli chiedo di descriverla e dopo un paio di affannosi tentativi gli chiedo "ma è gialla? è fritta? si mangia con le mani?" ...e lui "si, si, si"....de ma allora è torta!!!