1 ottobre 2010

TV e politica. Del pubblico e del privato


In Francia, in questi giorni, fa notizia uno scambio di cortesie tra il deputato PS Arnaud Montebourg e il Direttore Generale di TF1, prima tv privata francese di proprietà del colosso dell’edilizia e delle telecomunicazioni Bouygues. Il deputato PS avrebbe dichiarato ad un giornalista, a microfoni spenti, che è il momento di «picchiare duro su TF1: è la tv della destra, la tv che veicola idee che distruggono la Francia; è la tv dell’individualismo, la tv dei soldi, la tv del martellamento sull’insicurezza». Il microfono però non era spento e la dichiarazione fa il giro del web. Nonce Paolini, direttore di TF1, manda allora al deputato una richiesta di scuse per le sue parole, giudicate “inammissibili”. Arnaud Montebourg, nella lunga lettera che invia in risposta, non solo non si scusa ma attacca ancora più a fondo la politica culturale di TF1: «Se c’è qualcuno che deve presentare delle scuse - dice Montebourg - è piuttosto TF1 che deve scusarsi con la Francia intera». Di seguito una serie di estratti piuttosto interessanti dalla lettera del deputato PS che può essere letta integralmente qui:

Il canale che lei dirige utilizza a fini commerciali il dominio pubblico herziano, proprietà pubblica che appartiene alla Nazione intera. Di questa proprietà, TF1 e i suoi azionisti sono, secondo la legge, solamente utilizzatori a titolo precario e concessionari fragili ed effimeri. Lo sguardo libero e intransigente di un rappresentante della nazione sul comportamento di un canale che fa un utilizzo contestabile di questo bene pubblico, è parte dei suoi doveri politici e morali elementari. TF1 non ha altra scelta che accettare, piaccia o meno, ogni critica pubblica del suo operato, poiché la televisione rimane un bene collettivo appartenente a tutti i francesi, anche quando essa si esercita nella forma dell’impresa privata che lei presiede. […]

I rapporti di vicinanza politica tra l’orientamento editoriale di TF1 e il potere attuale pone il problema, in una democrazia, del rispetto del pluralismo e della separazione degli interessi pubblici da quelli privati. TF1, a questo proposito, ha una lunga, per così dire, fedina penale, costituita da richiami all’ordine e sanzioni per violazione delle regole del pluralismo politico. Ultimamente, lei ha ritenuto di dover dare la parola per più di 2 ore al Presidente della Repubblica, capo del partito di maggioranza, in un orario di massimo ascolto, lasciando soltanto 4 minuti alla replica della principale dirigente dell’opposizione. Ancora, secondo il Consiglio Superiore degli Audiovisisivi, nel primo trimestre 2010, cumulando TF1 e LC1, il vostro canale di informazione, lei ha offerto 32 ore di tempo di parola al Presidente della Repubblica, al Governo e all’UMP contro 8 ore ai membri dell’opposizione. […]

L’enormità delle violazioni, la pesantezza delle sanzioni e la ripetizione delle infrazioni da più di quindici anni mi portano a considerare la condotta di TF1 come un continuo disprezzo delle nostre leggi e delle nostre regole. Malgrado questi comportamenti biasimevoli, TF1 ha nondimeno ottenuto dai governi e dalle maggioranze parlamentari che si sono succeduti numerosi privilegi e vantaggi indebiti: attenuazione del dispositivo anticoncentrazione, rinnovamento automatico della concessione senza bando di concorso, diritto a una seconda interruzione pubblicitaria durante i film, introduzione forzata sulla tv digitale terrestre - che ha provocato le vive reazioni dei suoi concorrenti. […] TF1 esercita, con la complicità dello Stato, un monopolio privato vantaggioso e incontrollabile su un bene pubblico.[...]

Ma non sono questi i problemi più gravi. Sul piano culturale, bisogna ricordare i danni considerevoli che il suo canale ha provocato sulla visione che i francesi hanno di loro stessi e della nostra società contemporanea. Io mi permetto di sostenere, come è giusto che un rappresentante della Nazione possa farlo, che lei ha partecipato con metodo e costanza all’impoverimento dell’immaginario collettivo dei Francesi. Nella settimana dal 29 settembre al 5 ottobre 2010, lei ha scelto di consacrare 41 ore e mezzo a trasmissioni legate al denaro, televendite o giochi il cui motore principale è l’allettamento del lucro. Le relazioni tra gli uomini non dipendono unicamente dal denaro e una società non potrà mai ridursi a ciò. Eppure su TF1 il denaro è sciaguratamente ovunque. […]

Nel 1987, la società Bouygues aveva ottenuto il diritto di comprare TF1 facendo valere un preteso e sedicente “miglioramento culturale”. Il suo illustre predecessore, Patrick Le Lay, dichiarò, quasi 20 anni più tardi: “Quello che noi vendiamo a Coca-Cola è tempo disponibile del cervello umano”. Ricordo che qualche giorno dopo questa dichiarazione, la Società dei Compositori e degli Autori dichiarava: “Le parole del presidente di TF1 testimoniano del livello di degrado che può raggiungere la tv, sono segno di cinismo, disprezzo e arroganza.” […] Lei converrà con me che non è illegittimo pensare che il suo canale abbia una considerevole responsabilità nella degradazione del livello del dibattito democratico francese e della rappresentazione che i francesi hanno di loro stessi.

6 commenti:

Melampo ha detto...

Sarebbe piuttosto facile per me dire che la télévision n'existe pas: invece pare esista, eccome, anche a casa di chi non ce l'ha o, più semplicemente, non la guarda. Il fatto è che, come Media, sembra NATURALMENTE volto ad incarnare i peggio istinti umani. E' stata solo questione di tempo. Belli i tempi in bianco e nero di Jeux Sans Frontières e tutto il resto, ma è stata solo una parentesi. La TV "commerciale" è ormai la TV e basta. Le eccezioni sono, appunto, eccezioni. Persone come Silvio Berlusconi sono solo degli abili commercianti che hanno intuito l'enorme potenziale economico del mezzo televisivo: si tratta solo di capire se il pubblico non aspettava altro o se è stato a sua volta "creato" o plagiato. Il problema (almeno, per me lo è) è che il passaggio da "pubblico" ad "elettorato" è stato un po' troppo breve. E la politica è andata, scusate la banalità, a puttane.

arco ha detto...

Non so se la tv abbia una potenza intrinseca votata ad un orwelliano plagio delle menti. Quello che è certo è che oramai tutto è sempre più "commerciale" (e questo è il motivo per cui l'intervento del deputato risulta, in definitiva, piuttosto naif). Quello che ho apprezzato di più nella lettera è il richiamo, totalmente inattuale, al fatto che la tv - come tutti i beni e le proprietà che appartengono alla "Nazione intera" - è un servizio pubblico appaltato "temporaneamente e reversibilmente" ad un soggetto privato che ne trae profitto. La favoletta del grande imprenditore che si è fatto da solo ed è al di sopra di qualunque regola perché in fin dei conti "sono soldi suoi, è proprietà sua" non ha nessun fondamento giuridico o legale, eppure oramai ce l'hanno cosi' tanto inculcata che nemmeno ci pensiamo più. In Francia e altrove il lavaggio del cervello che ha iniettato questo "liberismo da 2 soldi" è stato fatto con la complicità del potere politico. In Italia le due istanze si sono immediatamente sovrapposte, da cui il problema che sottolineavi tu, grande quanto una casa; una casa talmente grande che alla fine ci siamo tutti abituati ad abitarci dentro, senza (apparenti) problemi.

Anonimo ha detto...

quel furgone l'ho visto parcheggiato in rue de picpus, nel 12eme, vicino alla Mediateca!! E' fantastico, soprattutto l'immagine "demicrazy" sulla fiancata destra! E tu dove l'hai visto?

arco ha detto...

Esatto. Per la precisione, in Rue Santerre, angolo Blvd. de Picpus, vicino al métro Bel-air. Tornavo proprio dalla mediateca, quel giorno lì.

Anonimo ha detto...

Allora siamo vicini di casa...

arco ha detto...

Non proprio. Diciamo vicini di arrondissement. Io per trovare i libri giro spesso per le biblioteche di mezza Parigi (mai andato ad Ovest della biblioteca Malraux, nel Sesto).