Uno dei vantaggi di vivere a Parigi (piuttosto che – poniamo – a Casalpusterlengo), sta nel poter partecipare alle inaugurazioni di un numero notevole di mostre. Nonostante il freddo, il traffico, le cacche di cane sui marciapiedi, il sovraffollamento dei mezzi pubblici e la scortesia di chi li usa (i passeggini che occupano tutto lo spazio sugli autobus, la gente che entra e esce da tutte le porte senza rispettare l’ordine – cribbio ma è tanto difficile rispettare un po’ di ordine e disciplina dico io), il tasso inverosimile di turisti italiani presenti ogni giorno dell’anno, le pizze a 12 euro e il peggior caffè dell’orbe terracqueo, a Parigi basta una tessera annuale del Centro Pompidou per essere invitati ai vernissages. Ieri sera dalle 20 in poi, per esempio, si inaugurava la mostra Mondrian / De Stijl. Forte della mia esperienza pregressa in serate mondane, stavolta evito di ingurgitare cibo di qualsiasi sorta, pregustando il lauto cocktail che verrà offerto agli esclusivi invitati della mostra. Arrivati dentro il museo, inizia ad assalirmi un dubbio atroce: vuoi vedere che non c’è nessun banchetto? La mostra è affollata di gente, tutta esclusiva come il sottoscritto: nessuna presentazione, nessuna celebrità, ma soprattutto nessun cocktail: né un bicchiere di champagne, né un’oliva, né un brezel, neanche un pastis. Niente di niente. E io non avevo più nemmeno le mie quattro caciottine di pecora. In preda allo sconforto, inizio a chiedermi che caspita di senso ha andare ad un’anteprima di una mostra: per il gusto di dire gnégnégné l’ho vista prima io? Per l’ebbrezza di poter stare fino alle 23.00 nel Pompidou (mentre gli altri comuni mortali vengono buttati fuori alle 21)? Che brividi! Ma dov’è quell’aria di decadenza che dovrebbe ammorbare i luoghi dell’arte contemporanea? Dove i bagordi sfrenati alla faccia della fame nel mondo? Perché d’improvviso questa austerità? Coté pipòl, poi, era veramente la catà: un tizio mezzo matto che faceva ritratti estemporanei dei visitatori, carampane assortite, una coppia di giovani ragazze italiane (dialogo carpito al volo da Franz: « - Ma Gianluca chi? - Quello che c’era l’altra sera alla festa. - Quello biondo? - Sì, quello che ha comprato quel loft a S. Germain.»). Controllando a stento i morsi della fame e la trasformazione in lupo mannaro, approfitto a questo punto un po’ della mostra.
Mondrian inizia a dipingere come Klimt. Poi dice no, questo lo fa già Klimt, e allora prova a dipingere come Munch. Ma il ragazzo non è soddisfatto e si vede che cerca ancora la sua strada. Per un po’ si mette dunque a dipingere come Klee (e devo dire che questo Mondrian / Klee non mi è dispiaciuto per niente). Ma il pittore olandese vuole essere originale. E si chiede: cos’è che non è stato ancora fatto? Cos’è che è originale? Nascono così i quadratini colorati che, al pari dei sgari di Fragolari, renderanno Mondrian un grande protagonista del novecento. Tutto molto bello, solo che: sorpresa! I quadratini colorati li avevano già fatti i suoi colleghi Theo Van Doesburg e Vilmos Huszár, dieci anni prima. Erano delle vetrate, certo (tra l’altro molto belle: io e Franz abbiamo deciso che ne compreremo qualcuna che andrà a sostituire l’oblò del bagno), ma proprio uguali uguali ai dipinti che dopo farà Mondrian. Alla fine della mostra il sospetto serpeggia: il vero genio era Van Doesburg, ma oggi tutti si ricordano di Mondrian. Così è la vita.
Opera rivelazione della mostra: I lavoratori del porto (1916) di Bart Van der Leck.
Riferimento culturale di un certo livello: la puntata 3 della serie 1 di “Hustle – i signori della truffa”, dove un finto quadro di Mondrian viene rifilato ad una gallerista mentre Jaime Murray (la sbarellatissima Lila di Dexter S02) infinocchia una guardia ed esce dal museo con il vero quadro appiccicato sulla maglietta.
Riferimento del tutto pretestuoso con il quale si chiude questo post: clip di Apocalippo dei Piet Mondrian. «Misantropiaaaa… portaci viaaaaa….»
7 commenti:
Ahaha!!! Il video alla fine, poi è più che eloquente.
Comunque questa cosa della tessera con inviti privati non la sapevo.
Tanto non serve A NIENTE (manco una cacahuète, capito?)
Beh, in caso ti trovi in centro e hai un'urgenza tecnica, puoi sempre approfittare dei bagni... e magari la fai passare per una performance.
Questo post meriterebbe di essere incorniciato, insieme all'ultimo commento di Auramaga :-D
Però mi raccomando, bevi colorato prima della performance, cerca di essere cromaticamente adeguato.
E l'episodio di Hustle me lo ricordo, tanto quanto Lila in Dexter!!!
Sì, però i bagni sono aperti a tutti. Sai che forza. Devo ancora trovare una vera prova dell'esistenza dell'esclusività. (No, ma non so se vi rendete conto: un'inaugurazione senza nemmeno un'oliva).
No, se i bagni sono aperti a tutti non c'è gusto.
Che vergogna, nemmeno un'oliva!
Ma non è che per caso si aspettano che le olive le portino gli invitati?
PS: la prossima volta vai e proietta il video che hai postato :-D
hahaha fantastico questo post! Complimenti
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