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8 giugno 2009

Ucronie / 2

A Londra, avendomi Sylvia Pankhurst, nella primavera del 1926, domandato quando sarebbe caduto Mussolini, risposi: "Fra dieci anni; cinque perché gli italiani scoprano come sono arrivati a questo punto, e cinque perché scoprano come uscirne." Siccome il fascismo era al potere da tre anni e mezzo, e siccome io gli davo ancora dieci anni di vita, e quello durò altri diciassette anni, ne consegue che feci un calcolo sbagliato proprio coi fiocchi. Eppoi se gli Italiani avessero dovuto liberarsi del fascismo solamente per aver capito quel che era successo e come poterne uscire, la dinastia di Mussolini sarebbe durata quanto tutte le dinastie dei Faraoni. Bisognò che Mussolini si ingolfasse nella seconda guerra mondiale e passasse in tre anni di disastro in disastro, perché andasse a gambe all'aria, sia pure con qualche spinta degli italiani.
L'arte del profeta è pericolosa, ed è bene tenersene lontani. Ad ogni modo, quando si vuole profetare, è più prudente essere pessimisti che ottimisti, perché le cose di questo mondo vanno sempre a rotta di collo e perciò in novantotto casi su cento a essere pessimisti è più facile imbroccarla.

 

(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 57)

25 aprile 2009

Vane speranze

Le persone, che negli anni del regime mussoliniano non erano arrivate ancora all'età della ragione, ne sanno oggi, sui fatti di allora, meno di quel che sanno sull'Egitto di Tutankamen o sulla preistoria dell'Australia. Se questo loro passato fosse fatto conoscere, non sarebbe male.

(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 107)


26 gennaio 2009

Ucronie

Questo era vivere in Italia, e non essere esule in America, o in Inghilterra, o in Francia. Mussolini mi divertiva come saltimbanco di genio. Ogni giorno, aprendo il giornale, dicevo: "Vediamo quale nuovo trucco ha inventato per farsi mettere nella prima pagina dei giornali". E il trucco nuovo non mancava mai. Se non fosse stata la umiliazione che il popolo italiano soffriva per quel regime di mistificazioni e di buffoneria, e il pensiero degli amici, che in Italia, a piede libero o in prigione, dovevano vivere sotto quel regime, sarei stato quasi riconoscente al duce per avermi costretto a "evadere" dall'Italia.


(Gaetano Salvemini, Memorie di un fuoruscito, Feltrinelli, 1960, p. 89)